The Body & Dis Fig – Orchards of a Futile Heaven (Coke Bottle Clear, 2024)

Sulla carta non era difficile immaginarsi cosa potesse uscire dalla collaborazione fra The Body, duo con base a Portland formato da Chip King e Lee Buford più di vent’anni fa e la producer e performer Dis Fig, alias di Felicia Chen, origini asiatiche, nata in New Jersey e residente a Berlino.

Oscurità, ritmi e ferocia.

Eternal Hours parte esattamente da dove ci aspettiamo ma non deflagra, anzi, sembra settare il lavoro come una lenta discesa agli inferi. Non c’è un’esibizione di violenza, né di cattiveria, è semplicemente musica in qualche modo corrotta, contorta su se stessa e vibrante di sofferenza, sulla quale Dis Fig striscia come una serpenta, mantenendo dal suo lato una musicalità sinuosa che riesce ad aderire al suono. Suono che è perentorio e fermo, non statico ma privo di una direzione, quasi The Body volessero semplicemente vibrare fino ad arrivare a fratturare le strutture. C’è lirismo, spasimo, profondità recondite ed urla ferine: il tutto però non sfocia selvaticamente, non esplode, ma rimane dannatamente compresso, angustiando chi intraprende il percorso, vediamo ad esempio l’ottusa title track Orchards of a futile Heaven che, fino alla sua apertura melodia, ci manda in confusione. È un disco intrigante, che riesce a resettare i nostri parametri di melodia e rumore, aprendo varchi dove vedevamo muri granitici e rovine dove l’arrivo della voce prometteva luce. Aperto il nostro cuore ci sfascia le orecchie con i nove minuti e rotti di Coils of Kaa, a tratti noise dinoccolato, a tratti maestria vocale che potrebbe conquistare qualsiasi tappeto, siano essi bassi o tappeti. Al suo termine il brano si unisce letteralmente a Back to the Water, enorme palpito che ci riunisce all’elemento primordiale per eccellenza dal quale tutto veniamo, con un’intensa delicatezza, quella che caratterizza l’incontro fra tre artisti che hanno tolto dal cappello un disco semplicemente bellissimo.