Talibam!/Jealousy Party – Phonometak Series #5 (Phonometak/Wallace, 2008)

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Continua inesorabile la serie di vinili marcati Soundmetak/Wallace; la collana solitamente mette insieme nomi conosciuti esteri e nostrani, vecchie glorie e nuovi purosangue, ad esempio Damo Suzuky, Zu, Mat Gustafson, Paolo Angeli, Iceburn. Questa volta è toccata a Talibam! e agli italianissimi Jealousy Party ed il matrimonio convoglia una coppia di caratteri diversi ma che si sposano bene sulle facce di un vinile: anche se diversa, di materia free si tratta comunque. Partiamo dagli americanissimi Talibam! Che vantano il super batterista degli Storm And Stress e che fino ad ora pur piacendomi non mi hanno ancora conquistato. Mantenendo fede a ciò che si dice di loro fanno un casino infernale e differentemente da dischi come Ordination Of The Globetrotting Conscripts, in cui quando vogliono essere lineari lo sono, in questo caso stanno nel loro, quindi se li conoscete per tastiera suonata stile Harbie Hancock in trip cocainico su batteria modello Storm And Stress in anfetamina, “no te preocupe!!” Non rimarrete a bocca asciutta. In realtà capisco benissimo l’emozione del live, poi immagino che con i loro tour estensivi facciano un gran casino in mood decisamente ammiccante, ma su disco restano sempre un buon gruppo che a parte varie attualizzazioni del suono, rimane pesantemente ancorato agli anni ‘70 in modo forse un po’ sterile nel loro stile hard-kraut/hard-psichedelica o somigliante a Beefeheart in ipercinesi. Ribadisco che si tratta di un bel gruppo, ci mancherebbe anche, ma su disco mi sembra sempre che arrivino fino ad un certo punto. Altro discorso per i Jealousy Party che fra folate free, raddrizzamenti per rimanere in carreggiata, ironia e parodie fracassone fanno venire in mente dei fuoriusciti Skin Graft in combutta con una formazione hard-free-jazz-punk (se scrivo altre tre o quattro di queste definizioni demenziali qualcuno mi regala un peluches a forma di Gorilla… Biscuits, ovviamente!). Avete un po’ di dimestichezza con i materiali Burp? Se la risposta è sì, le sonorità non dovrebbero essere un sorpresa: fra il serio ed il faceto si presenta un polpettone globale no-jazz in cui Andreini, Nicotina, WJ Meatball, Gelli (ahimè… non Licio), Gallio, Caprara, Bartolini, Pogo, Ricci fanno di tutto per togliere il tappeto da sotto i piedi di chi ascolta, o più semplicemente cercano di prendersi la vostra parte di coperta. Così punk-jazz in rock e caciara a mano armata, fracasso da festa per ritardati mentali e “vamos a matar los gringos!” goliardico e frescone, da buoni toscani mantengono un certo spirito, in questo senso direi che sono gli eredi avant degli I Refuse It (… e sti cazzi!). Se il jazz ed il rock non sono morti c’è chi li sta uccidendo a colpi di mestolone, ribollita e panzanella e bene che fa, maremma maiala!