Synne Sanden – Unfold (Nordic, 2023)

Synne Sanden è un’artista norvegese di 32 anni che da tempo ormai (quello di cui stiamo scrivendo è infatti il suo quinto album) si muove in un terreno fra sperimentazione e pop, con una forte accezione alla vocalità eterea. Unfold, fin dal titolo, sembra avere l’intenzione di svelarci la vera Synne e quindi, forse, iniziare da quest’opera potrebbe essere mossa saggia e giusta. La musica entro la quale si muove sembra essere quella di una electro ad ampio spettro, con delle disgressioni urban rallentamenti fra dub e trip hop. Si prenda 2 Rubber Band, suoni jazz, incedere gommoso, stile spiritual ed afrori musical che si aprono in maniera orchestrale. È un album carnale, che esplode dalle viscere ed alle viscere si rivolge. Ai rapporti, alle usure, agli sfregamenti ed alle ferite che essi lasciano. Quando si lascia libera partono le sciabolate, come in una Firewood che polleggia riprendendosi ciò che è proprio. Il disco di Synne Sanden pare il percorso di un dito sopra ad un corpo martoriato: tremante, nervoso, colmo di rabbia e reazioni subitanee. Il liricismo che esce dalla gola di Synne sembra essere il distillato di un calvario, una trascendenza in un oltre ancora sporco (Go on Torture Me esemplare in questo senso). Il percorso necessario, ma anche la personificazione di un tarlo che ci convince a resistere, l’andare avanti ad elaborare in maniera sorprendente sofferenza ed esperienza. Non è un disco facile Unfold, non è facile accostarvici e farlo proprio, strato dopo strato. Una volta dentro però risulta esperienza catartica e catalizzante, come le migliori secchiate fredde.