AA. VV. – Alas Presents: Macomer – A History Of Capitalism (Alas, 2022)

Se l’importanza antropologica, storica e culturale della Sardegna non necessita di essere rimarcata, il suo legame con quelli che sono i temi della cultura industriale è forse meno evidente ma non meno forte e si presta a parallelismi che, in qualche modo, sanno di predestinazione. Dalla spiritualità pre-cristiana dei siti megalitici alla desolazione delle miniere abbandonate e dei siti produttivi dismessi, il paesaggio sembra dar forma tanto alle suggestioni pagane degli Psychic TV quanto alla fascinazione per la decadenza industriale di Test Dept e Einsturzende Neubauten: era inevitabile che gli spiriti indigeni più sensibili ne venissero influenzati. Nel caso di A History Of Capitalism, tuttavia, queste suggestioni si legano fortemente alla storia locale e a delle istanze sociali che, col trascorrere del tempo, hanno cambiato forma senza perdere forza ed urgenza. È la storia dell’Alas, fabbrica lavorazione laniera sorta a Macomer nel 1935 che, oltre ad essere un polo tessile d’importanza nazionale, rappresentò un mezzo di emancipazione per le donne del luogo, che poterono sfuggire a un destino di lavori domestici o agricoli; questo fino alla fine degli anni ’80, quando l’azienda venne chiusa. Ma la fabbrica, quantomeno le sue strutture, riuscì a mantenere viva una funzione sociale e culturale – seppur mutata – grazie a un gruppo di artisti macomaresi, soprattutto musicisti, che la resero centro delle loro attività fino al metà degli anni zero del nuovo secolo, quando l’indisponibilità dei locatari a proseguire con il contratto di affitto portò alla fine dell’esperienza, da allora mai più ripresa. Questa compilation, che ospita parte di quei musicisti ed è stata curata da Mirko Santoru del collettivo Trasponsonic, vuol riaccendere i riflettori su quell’esperienza e, idealmente, sulle tante situazioni simili esistenti in Italia, dove centinaia di edifici abbandonati non aspettano altro che di tornare in vita. Per una volta l’ecclettismo proprio delle raccolte non è un punto a sfavore ma di forza: ogni artista sembra cogliere un aspetto della realtà locale che va a comporre un quadro vario e profondo. A.M.P., Gianmarco Oggianu e India Von Halkien si fanno latori dello spirito più atavico dell’isola, coniugando felicemente etnicità e sonorità contemporanee, alchimia che riesce in particolare nel brano dei primi, sorta di aggiornamento al XXI secolo dello spirito degli Aktuala. Il paesaggio post-industriale si esprime invece grazie ad AFA, con un ambient sporcato di noise granulare, al folle dancefloor da fonderia messo in piedi da Desert Drone, alle pulsazioni elettronico-industriali di Federico Murgia e ai concretismi di Hermetic Brotherhood Of Lux-Or e Iorad, più drammatici i primi, più giocosi i secondi. Hanno spazio, infine, anche sonorità più canoniche, come il poetico spoken word di BUSTAL, davvero notevole, o il jazz, ora più classico, ora più di frontiera, di Phlebas e Malaria Throughout e il rock elegante di Nocturnal Frenzys a cui fa da contraltare quello violento e pesante di Ass Ache. Le ragioni che hanno portato a mettere insieme una raccolta del genere sono più che sufficienti a guadagnare all’iniziativa la nostra approvazione, ma la vitalità testimoniata dai musicisti che partecipano non è elemento secondario e sottolinea con forza la necessità che vi siano spazi che permettano la salvaguardia, lo sviluppo e la diffusione della cultura. Speriamo sia di buon auspicio.