Ocean – Pantheon Of The Lesser (Important, 2008)

Secondo album sull’eclettica etichetta Important per i doomster di Portland (da non confondere con gli Ocean tedeschi) e sempre meno tracce: dalle tre dell’esordio si passa alle due lunghe composizioni che occupano i quasi sessanta minuti di questo CD, racchiuso da un insolito (per il genere) digipack bianco, con in copertina un tetro angelo argenteo che allatta due gemelli. Tanto per non stare troppo allegri… The Beacon, il primo pezzo, è una lunga marcia alla minor velocità possibile, secondo i più classici stilemi del genere, fra battiti a 15 bpm, chitarre ribassate e voci cavernose, che dopo venti, eterni minuti porta il suono ad addensarsi in scariche di percussioni tribali, alla maniera dei Neurosis più rock di Times Of Grace; come un corteo funebre che degenera in uno scontro armato. In qualsiasi altro contesto sarebbe una visione abbacinante, ma qui assume un significato quasi salvifico, tanto da rendere un po’ ridondante il successivo intervento di Yoshiko Ohara dei Bloody Panda, con la sua voce para-operistica. Sul finale, il ritorno della voce baritonale del legittimo cantante Candy rimette tutto nella giusta prospettiva. La successiva e conclusiva Of The Lesser prosegue nelle medesime cadenze, ma con suoni fin da subito meno scuri. Il brano dura solo ventitrè minuti, contro i trentacinque del precedente e quindi la tempesta arriva più in fretta, deviando la rotta prima verso un post-core lento e sofferto e poi ai confini col post-rock più sporco. Nulla di nuovo sotto la luna, ma un album di buon livello che cerca, attraverso la contaminazione con stili limitrofi, di andare lentamente (e come poteva essere altrimenti?) oltre i lidi consueti.