Con il suo progetto Maladé Vincenzo Guerra, già percussionista per Ghemon, ci prende per mano guidandoci in un denso mare fra jazz, musica tradizionale e sentori moderni. Un disco nel quale si sentono molteplici influenze, come i popoli che dal mezzogiorno sono transitati nei secoli. Maladé racconta la propria esistenza con una musica nella quale si riconoscono i momenti più importanti della giornata, della stagione e di una vita, il trutto tramite un cremoso e funky andamento strumentale. La sensazione, ascoltando la maestria con la quale suona ed unisce questi stimoli e questi elementi, è quello di poter utilizzare la propria palette per fare praticamente ciò che vuole, facendoci perdere ogni riferimento. Quando poi decide di stringere solo un poco le redini i singoli sono belli che pronti, come la 080-565 che prende il titolo dal prefisso telefonico del quartiere Carbonara di Bari. A tratti, come in COM IA FA C VU sembra di immaginare Richard Roundtree a muoversi sui marciapiedi di una città del sud, prima che la nebbia leggera e colorata ricopra tutto quanto. Campione vocale da La Capa Gira e Sup Nasa a regalare la propria voce. Il sentore è che Vincenzo possa spingere di più con la mano, andando maggiormente in profondità e lasciando il segno con più vigore ma abbia scelto a questo giro di essere piuma, rarefatto e d’atmosfera, mettendo il proprio nome sulla mappa senza mai smettere di lanciare grooves.