Beh. Per farla breve: uno degli Io Monade Stanca mi contatta per sapere se si può parlare dell’ultimo disco dei Lleroy, trio – che dire power è poco – di Jesi, che è proprio una bomba. Io ascolto pensando chissà se è vero, mi pare più che vero, accetto ed ecco qua. Nel dettaglio: chitarra (più che tosta e diretta, direi asfaltante – Tignola, Don Peridone), basso e batteria (che martellano senza pietà alcuna – Cuoridleone -) al secondo lavoro che si regge egregiamente su pezzi di una potenza assoluta. Quel che sul bus, pur avendo le cuffie, fa girare la gente nelle tue vicinanze con occhi strabuzzanti. Bello ed estremo questo disco di cui si faticano a capire i testi (scelta recente di uso linguamadre) perchè le parole, urlate “dritte in faccia”, nuotano in un mare di suoni post-core/noise prepotenti e protagonisti che ricordano le lezioni impartite da Unsane o Helmet, anche se, a dirla tutta, certi giri più doom (nella title-track Soma, per esempio) hanno un qualcosa che mi ha fatto pensare ai Tool o ai pezzi più corti e ‘leggerini’ degli Electric Wizard). La bella copertina è ad opera di Andrea “Sonny Alabama” Refi che riprende nei suoi volti orrendamente ghignanti l’ossessione e la furia dei testi contro lo Schifo-di-società-in-cui-viviamo. Comunque vale la pena ricordare che è grazie ad una bella squadra che tutto ciò ha visto la luce: ben sette etichette si sono messe di mezzo per far sì che Soma arrivasse a noi: personaggi tipo Sangue Dischi (Zeus! e Germanotta Youth per citar qualcuno) o Blinde Proteus (Fuzz Orchestra). Giusto per ribadire che l’unione, ancora una volta, ha fatto la forza. Anche se forte, questo album, già lo è di suo. E parecchio, anche.