Ammettiamolo: un appassionato di musica non ha bisogno di vedere Beautiful e simili per assistere a intrighi, divorzi, liti furiose, faide annuali, riappassionamenti, svolte clamorose e colpi di scena improbabili, ascese "dalle stelle alle stalle" e repentine cadute nel dimenticatoio, sfarzo assoluto e relativi capricci da cafoni arricchiti. Basta andare in edicola e comprare N.M.E.
A differenza degli altri paesi interessati al fenomeno della musica rock, l'Inghilterra si è sempre distinta per romanzare attorno agli artisti le vicende più improbabili, quasi che in fondo dovessero rivaleggiare con la famiglia reale per il controllo della pagina dei gossip dei quotidiani. E anche quando le vicende non erano abbastanza "pepate" per il Sun e testate simili, c'era parecchio materiale comunque di cui scrivere per un giornalista musicale. Pensate solo a un David Bowie, o alle vicende di band come Jesus & Mary Chain, Oasis, Pulp (cosa c'è di più romanzesco dell'ascesa allo stardom di un poeta -perchè tale Jarvis Cocker è, vi piacciano o meno le sue canzoni- e del conseguente rifiuto di tutto quello che quella posizione comporta?), Stone Roses, fino ad arrivare al dramma legato a Manic Street Preachers e Joy Division. Per quanto non manchino esempi, anche clamorosi, nella scena musicale americana (Elvis su tutti, ma pensate solo alla mitologia intorno alla vita e alla tragica fine di Jim Morrison, o alla confusione nei Fleetwood Mac tra una vita coniugale allo sfascio e le canzoni che ne romanticizzano gli eventi per la gioia dei lettori dei pettegolezzi) e, in misura minore, nelle altre (solo in Italia mi vengono in mente Patti Pravo e le tante leggende sul Lucio Battisti post-sparizione), solo in Inghilterra la necessità di tenere viva l'attenzione e soprattutto di legare a se i lettori (vi ricordo che ai bei tempi in quel paese uscivano ben tre settimanali musicali: N.M.E., Melody Maker e Sounds, oltre a vari mensili) ha creato saghe complesse e tanto appassionanti quanto stucchevoli, a seconda del grado di sopportazione della musica prodotta dai personaggi in oggetto. Materiale da romanzo, quindi, ed è strano che nessuno ci abbia mai pensato prima. Ok, so già cosa state obbiettando: le librerie sono piene di romanzi con musicisti come protagonisti, anzi fan quasi genere a se sugli scaffali (ad esempio l'appena ristampato romanzo d'esordio di Rick Moody "Cercasi Batterista, Chiamare Alice"), quindi non è che un libro su una rock band sia questa grande novità. Vero, però tutti quei libri sono spesso romanzi "di formazione" in cui la musica ha grande importanza ma non è la cosa più importante, oppure sciocchezze del tipo "vita lussuriosa di una rock star tra groupies droghe soldi e tutto il resto" (credo che ci sia un romanzo sull'argomento della cara Jackie Collins, specializzata in bestsellers sesso+ricchezza), oppure satire sottili come ne "Lo Spirito Dei Tempi" di Bruce Sterling. In Rock Trip di Kevin Sampson la musica è più importante di tutto, e l'industria musicale è la vera protagonista. Le vicende dei Grams, del loro pompatissimo cantante Keva, del dissoluto chitarrista James Love (e dei suoi appetiti oltre ogni limite di droghe e sesso), del manager Wheezer (concentrato del nerd collezionista/feticista che sta in tutti noi appassionati di musica…), del discografico Guy e della sua etichetta ReHab, della loro rivalità con i Sensira e il loro scoppiatissimo leader Helmet: tutta roba che abbiamo letto e riletto nel corso degli anni, tutta roba che ci sarà familiare alla prima lettura e che associaremo di volta in volta a vicende più o meno passate, tutta roba dannatamente verosimile.
Vabbè, non tutta (ma daltronde pure le riviste inglesi sono inverosimili, in certi aneddoti), ma quantomeno non stupirebbe il leggere qualcosa del genere.
E poi la descrizione della loro ascesa, dai rapporti con la stampa, con i discografici nazionali e il big businnes statunitense, i tour: tutto come da copione, esattamente come ci è sempre stato descritto, e come probabilmente a quei livelli è.
Sampson in materia ne sa parecchio: ha scritto -tra gli altri- per N.M.E. e The Face, due riviste che con quel modo di vedere la realtà ci campano, ed è stato il manager dei Farm, ottimo esempio di band che per un certo momento in Inghilterra è stata alla moda, con tutto quello che ciò comporta, per poi sparire nel nulla.
Quindi quando parla di certe cose lo fa per esperienza diretta, e a pensarci bene in certi momenti la cosa è pure vagamente inquietante…
Intendiamoci, se Rock Trip fosse solo questo sarebbe illeggibile per la maggioranza degli esseri umani, ed invece l'autore dimostra di saper scrivere, costruendoci sopra una vicenda di volta in volta comica e tragica, appassionante quindi pure per chi della musica ha una conoscenza marginale (per chi ne è a digiuno potrebbe risultare un tantino pesante in certi momenti, ma questo è Sodapop, cazzo, e uno da per scontato che una persona a digiuno di musica da ste parti non ci finisca, no?), così che si reggono le oltre 500 pagine senza temere la noia, anzi si finisce per divorare il libro in pochi giorni.
Recuperate questo romanzo, stivate il vostro lettore mp3 di sano pop made in U.K. e buona lettura!