Hermann Kopp e Lorenzo Abattoir non si sono mai incontrati, magari non lo faranno neppure mai. Si incontra però la loro musica, nel segno della sperimentazione (non solo sonora), di Carl Jung (attraverso la teoria della sincronicità) e del viaggio nell’oltretomba, a cui fa riferimento il titolo.
Per Jung la sincronicità è la connessione fra due eventi che avvengono contemporaneamente, non legati da una relazione causa-effetto ma da un’evidente comunanza di significati, evento che suggerisce l’esistenza di un altro ordine di realtà. Da questa idea parte l’anomalo duo, anomalo perché predisposto per suonare, nel medesimo momento ma in luoghi diversi (Kopp a Barcellona, Abattoir a Cuneo), segmenti musicali di otto minuti, per poi ricreare l’unità di spazio attraverso il mixaggio. Ne nasce un lavoro dalle tinte fosche, ascrivibile al mare magnum della classica contemporanea, fatto di duetti fra violino, percussioni, voci, elettronica e significativi silenzi e dove l’apparato teorico – illustrato esaurientemente nelle note – non appesantisce l’ascolto, che rimane un’esperienza assolutamente autonoma e significativa. Se volessimo rappresentare graficamente Psicopompo, disegneremmo due linee che viaggiano parallele o divergono, a seconda che si abbiano sintonie, davvero sorprendenti considerato il modus operandi, o più prevedibili dissonanze. Ma il discorso non si esaurisce qui, perché se alcune parti sono oggettivamente riuscite, altre, “sbagliate” secondo le comuni regole musicali, potrebbero comunque parlare alla sensibilità dell’ascoltatore, che saprà cogliere sintonie prima sfuggite e a loro volta destinate a sparire negli ascolti successivi. A ben vedere l’idea forte che anima questo lavoro, ancor più dell’apparato teorico, è quella di usare la musica come mezzo privilegiato per indagare gli aspetti più oscuri e liminali della realtà: Psicopompo non è un disco perfetto -non avrebbe potuto esserlo senza tradire l’idea di partenza- ma pone alla portata di tutti un’esperienza davvero unica e speciale.