Nonostante il nostro personal cumenda, nonchè gran capo, nonchè "gran figl di putt", nonchè "el duce" supremo di Sodapop mi avesse presentato bene questo gruppo, ero partito parecchio prevenuto per via del nome e dalla copertina che mi ricorda alcune cose electro-metal di una ventina di anni fa. Invece mi sbagliavo e devo dire che, nonostante tutte le migliorie apportabili ai pezzi o al suono, questi ragazzi hanno il loro perché.
I Globoscuro viaggiano fra la musica dark-ambient ed il rumore che si chiama post-industriale e che annaspa nel kraut fino al collo, perché i freak crucchi quando c'era da spegnere la luce non erano secondi a nessuno (chiedetelo ai Popol Vuh). Tappeti di synth, poi direi chitarre, magmi di suoni spostati di pitch, campionamenti di voce a suon di delay, magmi macilenti da cui ogni tanto emerge qualcosa per poi ripiombare nel pastone, quindi a maggior ragione parlerei di musica più in debito con la legione kraut che con quella dark ambientale. Quindi ricapitolando più Faust che Lustmord, più Europa che America e più tastiere (o virtual synth, resta che il suono sembra quello) che strumenti a corde. Nonostante tutto delle tracce più ambientali ci sono eccome come Human Consciousness Digital Convert and Debugger o Nanomachine Messiah. La parte più cupa e allo stesso tempo più rarefatta del lavoro è quella centrale e dato che di dark-ambient parliamo, sia ben chiaro che i tappeti sono saturi di suoni sintetici non troppo manipolati quindi senza ansia di celare la fonte sonora, allo stesso tempo il disco non è per nulla imparentato con quella roba stile "grazie a Burzum ho scoperto che le intro dei miei dischi della Osmose possono fare radical chic fra gli estremisti da salotto filo-evoliano". Direi che si tratti più di musica per freak andati a male che di roba per emuli di Albin Julius, roba ancora un po' grezza ma che ricorda molto alcune cose alla Nurse With Wound a cui per l'appunto la musica kraut non è mai piaciuta mica tanto, no no, già già già.