Giancarlo Frigieri – Rinascimento Uruguaiano

Da tempo mi sarebbe piaciuto formalizzare qualche chiacchiera con Giancarlo Frigieri che, alla luce anche del nuovo album, ritengo sia una dei cantautori più costanti in giro in questi anni. Sant’Elena e Qualcuno si farà del male sono state per me delle vere e proprie epifanie, così come tutto quanto il suo trascorso da solista. Eccoci dunque, fra Sassuolo e Montevideo:

SODAPOP: La prima cose che colpisce nel tuo nuovo album, di partenza, sono le voci. Quella di Sara Ardizzoni, la tua, quella di Davide Tosches, quella di Chris Eckman. Davide Tosches ti ha anche accompagnato durante le registrazioni del disco. Da che voci sei partito musicalmente? Quali ti hanno segnato? I tre ospiti sono presenti per le loro voci o hai utilizzato le loro voci perché tuoi ospiti?

GIANCARLO: Briciole, il pezzo dove canta Sara, è stato pensato per un duetto. Non avevo mai composto un pezzo pensandolo per due voci ed è stato un bell’esperimento. Quanto alle altre voci, quella di Chris volevo che chiudesse il disco, così come quella di Sara lo apre. E’ la prima volta che un mio disco si apre e si chiude con una voce che non è la mia, così come è la prima volta che c’è una mia foto in copertina. E’ anche la prima volta che registro fuori regione ed è la prima volta che, quando ho finito di registrare, qualcuno mette mano alle mie canzoni aggiungendo cose, come ha fatto Davide. Insomma, c’era voglia di fare qualcosa di nuovo. Gli ospiti sono amici di lunga data e, visto il loro talento, era giusto sfruttarlo. A parte Jacopo Garimanno, che è un amico di Davide che passava di lì a bere una grappa e, visto che Davide mi aveva detto essere un chitarrista molto bravo, ho utilizzato al volo dicendogli semplicemente di andare a improvvisare qualcosa. Lo ha fatto, il risultato mi è piaciuto ed eccoci qui.

SODAPOP: Sei arrivato al dodicesimo disco da solista in 14 anni. Com’è la tua vita? Come sei impegnato? Come pensi, componi, elabori la musica?

GIANCARLO: La mia vita è piuttosto ordinaria, la classica vita di provincia di uno che lavora in ceramica. La musica aiuta a renderla più interessante e la passione di scrivere canzoni e suonarle è iniziata che facevo ancora le elementari. Spero che possa non finire mai. Quanto al processo creativo, in questo caso sono partito dalle parole, perché le parole di questo disco sono più importanti del solito, almeno per me.

SODAPOP: Ho la sensazione ascoltando i tuoi brani di trovarmi nel tuo quartiere e temo che se dovessi passarci cercherei i personaggi delle tue canzoni fra i bar ed i saloni di parrucchiera della zona. I tuoi brani sono racconti reali, parabole, o mera fantasia? Come rispondono i tuoi conoscenti ed i tuoi vicini alla tua opera?

GIANCARLO: I miei racconti sono inventati ma partono dall’osservazione della vita intorno a me. Quindi capita spesso che prenda da amici e conoscenti delle vere e proprie frasi. Le persone dicono cose meravigliose senza rendersene conto e che nelle canzoni funzionano benissimo. Quanto alle risposte da parte loro sulla mia musica, ho un sacco di amici ai quali la mia musica piace e un sacco di amici ai quali non frega niente. Non fa nessuna differenza per me, sono amici.

SODAPOP: La morte aleggia spesso fra i brani e tu stesso mi hai detto che forse è il tuo disco più amaro, però andava fatto così. Non è però un disco pesante né drammatico, mi sembra semplicemente indagare un fatto, il decesso, che forse è l’unica certezza che abbiamo. Che rapporto hai, culturalmente, con la morte?

GIANCARLO: E’ l’unica cosa sicura della vita. Non penso spesso alla morte, però in questi ultimi anni ho fatto i conti con alcune situazioni decisamente pericolose e questo ha influito sicuramente sulla scrittura. Non è un caso se tutti i personaggi di questo disco, più o meno, prendano decisioni drastiche e a volte drammatiche.

SODAPOP: Oltre l’orizzonte ha un suono che vorresti non finisse mai e, letteralmente dopo l’orizzonte, appare Chris Eckman. Che importanza ha avuto una musica come la sua nel tuo racconto e nella tua elaborazione?

GIANCARLO: Chris mi piaceva già nei Walkabouts e un giorno di circa quindici anni fa gli ho scritto per chiedergli di collaborare. Ha accettato, abbiamo inciso un sette pollici insieme, ogni tanto ci sentiamo e spesso quando viene in Italia suono con lui. Insomma, siamo diventati amici. La sua musica migliora con gli anni, è uno dei più grandi cantautori americani contemporanei ed è una persona intelligente e squisita. Quanto al suono del pezzo in sé, il merito è di Davide che ha fatto un lavoro eccellente in fase di missaggio.

SODAPOP: Cosa leggi/ascolti/guardi di questi tempi? Stai seguendo i mondiali di calcio femminili? Qualche pronostico?

GIANCARLO: Non li sto seguendo perché giocano mentre lavoro, quindi non riesco. Direi che vinceranno gli Stati Uniti o la Francia, l’Italia potrebbe arrivare agli ottavi ma ovviamente tutti speriamo di più. Quanto agli ascolti, i dischi che mi piacciono di più del 2023 finora sono Emma Tricca, i Lankum e gli Yo La Tengo. L’ultimo film di Cristian Mungiu è stato il film, tra i pochi che guardo ultimamente, che mi è piaciuto di più. Ho dismesso gli abbonamenti a Netflix e compagnia. L’ultimo libro che ho letto è un libro sulla realizzazione de “Il Padrino” uscito per la Jimenez. Non ho ancora letto l’ultimo di Giorgio Falco, ma credo che lo farò presto.

SODAPOP: Domanda di prassi mia, ormai è una fissa. Sei nominato curatore di un festival, due serate con 4 gruppi ogni sera, ma se obbligato a suonare in entrambe (anche con formazioni diverse). Come componi il festival e come lo chiami?

GIANCARLO: Non sono molto capace di fare queste cose, comunque… se suono entrambe le sere, una sera suono da solo e una con “Lo scheletro”, la band con la quale ho portato in giro i miei pezzi per un paio di concerti. Nella prima sera gli altri 3 gruppi sono Davide Tosches, Emma Tricca con la sua band e gli Ye Vagabonds. Nell’altra, i Lankum, Teho Teardo e poi farei chiudere con Alex Fernet così balliamo tutti fino all’alba. Il festival sarebbe sicuramente poco omogeneo e mal assemblato, quindi penso si chiamerebbe “RINASCIMENTO URUGUAIANO”, un nome completamente a caso.