Il primo album della seconda vita. Questo è Unum, per le maltesi, di base in Inghilterra ĠENN. Dopo un’esperienza per tre quarti di loro come Cryptic Street (sotto alla suddetta nomea uscirono un ep ed un album) ed ora, dopo il corto Liminal nel 2021 siamo pronti ad ascoltare quanto creato. Un rock vibrante, speziato e variegato, con dei sentori dark fra influenze che sembrano cogliere quanto di buono il rock più promiscuo ed aperto alle influenze abbia dato negli ultimi trent’anni. La voce di Leona Farrugia si dimostra duttile e personale e, grazie alle costruzioni strumentali delle sodali (Janelle Borg alla chitarra, Sofia Rosa Cooper alla batteria e Lenne Zammit al basso) costruiscono brani mai scontati che grazie alle spezie cosmopolite colorano il loro operato. Chiudendo gli occhi e facendovi trascinare fra gli undici brani che compongono Unum (parola latina che si può tradurre con la singolaritá uno) troviamo invece una molteplicità di influenze, gestite con maestria. Evidenziare un brano rispetto all’altro è questione di gusti, da parte mia ho adorato l’iniziale Rohmeresse e la stupenda Le Saut du Pigeon ma è ad ogni ascolto qualcosa colpisce: la veemenza e la capacità di trasportare un’idea crossover in una casbah, la gommosità di un basso reggae ad incrociarsi con languori in bianco e nero che non sarebbero stati fuori luogo negli ‘80 inglesi, un’idea di potersi esprimere in diversi modi senza mai forzare la mano od apparire fuori luogo. Questa capacità le fa attraversare mari, deserti western e rigogliose foreste in maniera assolutamente personale. Benarrivate ĠENN, un piacere conoscervi!