Bill Orcutt – Music For Four Guitars ( Palilalia, 2022 )

Bill Orcutt nei suoi lavori da solista ha sempre saputo darmi la giusta tensione, senza mai suonare scontato ne troppo ostico e sterile. In questa nuova raccolta ci rilascia 15 trame strumentali spigolose e scorrevoli. Si sente il metallo ed il caracollare delle note fra le righe, quasi fossero in balia di una marea e cozzassero fra loro. Dopo 30 anni in diverse faccende affaccendato Bill riesce sempre e comunque a suonare lucido, moltiplicandosi qui senza mai apparire scentrato. C’è di sicuro il grande paesaggio americano ma non c’è la pace che gli si abbina solitamente, bensì una sorta di nervosismo placido e ben gestito. Si diceva una volta che dall’albero storto non potessero nascere frutti dritti; per fortuna aggiungo io, pronto a godermi il loro succo. Non si tratta comunque di bozzetti, che la costruzioni dei pezzi hanno la loro solida impalcatura, ma sembra sia continuamente erosa da un vento sulfureo che ne mette in evidenza rughe e scalfiture, in una sorta di paesaggio western secco e rachitico.
In alcuni brani (A Different View, Only at Dusk, 13 From Below) subentra una tensione che non sembra riconducibile alla forza della natura ma maggiormente dettata dall’intervento umano, in altri si intravedono scenari proto pastorali (Barely Visible) o più caldi e sedati, quasi che il vento che smuove la marea stesse attraversando un momento di bonaccia. Movimenti lungo un lavoro più vario e sfaccettato di quanto possa apparire in un primo momento.
Si  chiude in bellezza, con Or Head On, nervosa e prodiga di cavalloni.
Che il naufragar ci sia dolce in questo mare…

PS: Nel booklet del disco troverete lo spartito si ogni singolo brano. Il solo saper che queste note possano essere trascritte, significate e replicate mi suona come una magia, una materia misteriosa alla quale mi affido, non avendo gli strumenti per capirla intellettualmente ma soltanto con il corpo ed il cuore.