Bigott – Dedicated To None (Autoprodotto, 2023)

Bigott è uno dei progetti nel quale, periodicamente, casco. Borja Laudo, spagnolo di Saragozza, gioca fra country, pop e cantautorato con dei risultati meravigliosi da più di 15 anni. Il mio battesimo fu lo splendido This is The Beginning of a Beautiful Friendship, titolo programmatico che, da parte mia, riesco ad onorare con discontinuità. Ma, appena saputo di questo nuovo disco mi ci sono fiondato. Una copertina più cupa del solito quella di Dedicated to none: quando gioca con voce e chitarra Bigott è in grado di calarci in un narcolettico benessere, cullandoci come fossimo avvolti nella coperta di Peanuts. È un disco mediamente meno scoppiettante dei festini colorati in passato, siamo dalle parti di un folk intenso ed intimo che paradossalmente potrebbe attirare anche estimatori di quel giro folk songwriting americano meno canonico è più espressivo (mi viene in mente un Jim White, ma il discorso sarebbe allargabile anche fino ad Orville Peck, od un Jeb Loy Nichols). La voce di Borja riesce a giostrarsi fra un baritonale che fa da contrappunto ai lievi tocchi di chitarra (esemplare in questo senso jeremias) fino a toni più sbarazzini ma, quando si fa ombra nelle retrovie, come nella vaporosa Hi Avalon, lontana, quasi un vociare volatile portato dal vento, dà il tono al lavoro. Musica umbratile e volatile, che spesso si risolve in sussurri, quasi intangibile. Musica che sembra essere soffiata da presenze invisibili, forse dagli stessi esseri che occupano la copertina del lavoro. Un lavoro sorprendente, sia per che si approccia per la prima volta alla poetica di Bigott, sia chi già lo segue da diverso tempo.