Di primo acchitto sembra di sentire il suono di un serpente agitarsi, poi il suono si accartoccia al buio, matenendo un sentore di pericolosità. Gli arpeggi di Andrea Cauduro non riescono a mitigare la tensione e la prima impressione di questo disco è quello di dover essere maneggiato con cura.
Anelli Michele è uomo jazz, calato nella pece del post punk e del noise. Di norma bassista, qui ai nastri ed alle manipolazioni elettroniche. Beauchamp Paul dalla North Carolina più rurale fino al noise più ambientale si occupa di sintetizzatore ed effetti, mentre Cauduro Andrea muove come detto corde e corpo alla chitarra. La coesione risalta sin da subito, che ho dovuto leggere più volte il comunicato mentre parla di sessioni di improvvisazione. Il gufo sulla rosea copertina non parrebbe avere buone intenzioni ed infatti la tensione del primo brano sembra proprio ricalcare uno scontro fra gufo e serpe, con il volatile chiaro vincitore.
I sibili resistono però, caratterizzando un umore da aperta campagna, debitore forse delle praterie statunitensi alle quali però è stato instillato del sano malessere norditalico, bitume, catrame, il regno delle tenebre padane. Sembra una sinfonia per macchinari agricoli abbandonati da tempo.
Il lavoro volge al termine con un brano in cui il suono sembra esondare dalla sua buccia per poi riprendersi e giocare con minime variazioni ed inserti melodici sotto la sua cappa. Parrebbe quasi una veduta aereo del gufo, a leggere i cambiamenti del paesaggio ed i movimenti terreni per poi chetarsi nel finale. Cos’altro posso aggiungere? Un lavoro che spinge una tacca più in là la fantasia, chissa potrebbero fare queste sei mani con un’ottica differente e più strutturata di lavoro? Non lo sappiamo ma il primo seme è stato gettato, non sappiamo chi guardi ma abbiamo ascoltato con piacere, e seguiteremo a farlo.
Ah, vogliamo spenderle due parole per Chiærichetti Æditore Ræcordings? In poco più di un anno ha sfornato chicchere a nome Fabrizio Modonese Palumbo, Gianni Giubilena Rosacroce, Futeisha, Maria Mallol Moya, Bear Bones, Lay Low. Bella Juan, rimaniamo in ascolto che gusto e cazzimma ci sono…