K11 (Pietro Riparbelli) & Philippe Petit – The Haunting Triptych (Boring Machine, 2010)

Il tempo è tiranno e mi spiace arrivare in ritardo su un disco del genere, da un lato perché ho già recensito parecchia roba che coinvolge Philippe Petit che, per chi non lo ricorda, oltre a suonare negli String Of Consciousness era patron di Bip Hop e Pandemonium (guardatevi il catalogo e scusate se diversi anni fa era già all’avanguardia) e poi per il fatto che si tratta di una piccola consacrazione per l’etichetta veneta a cui non servivano certo grossi nomi per sancire gli ottimi risultati ottenuti, ma che in un certo senso finisce per accreditarsi come label dal profilo conforme agli standard europei.
A differenza di altri lavori di Petit, credo che il peso (in tutti i sensi), soprattutto per ciò che concerne il tipo di atmosfere magmatiche e da discesa al centro della terra, sia principalmente ascrivibile a K11/Pietro Riparbelli, essendo senza dubbio più vicino ai suoi lavori invece che a quelli del francese. Parlerei senza troppi indugi di dark ambient ma non di quello simil-tastieroso oppure di quello dove un unico drone prende la scena per lasciarla a fine pezzo: qui le tracce sono costruite in modo da ricreare una specie di colonna sonora, in cui la tensione viene mantenuta costante per tutti gli episodi attraverso suoni che si muovono, sebbene con le loro tempistiche. Così fra strati di riverberi, fumi densi e nebbie secolari si intravedono forme in movimento attraverso frequenze basse e droni in sospensione, voci e/o suoni che vagano come fantasmi dopo la mezzanotte. Suoni minacciosi o meno, tutto mi ricorda le immagini migliori di un vecchio film di Ken Russell, Stati Di Allucinazione, non per nulla l’impressione non è quella di un qualcosa di occulto che prende piede in uno scenario da film horror ma più di una discesa verso qualcosa di ancestrale. Pur trattandosi di un CD che consiglierei principalmente agli appassionati del genere si tratta di un ottimo lavoro.