Pigbaby – I don’t care if anyone listens to this shit once you do (plz make it ruins, 2024)

Dalle informazioni ritrovate in rete Pigbaby è il nom de plume di un’artista che opera anche attraverso altre pratiche oltre alla musica (l’ep Palindromes del 2022 ed il disco del quale stiamo stiamo scrivendo) e che non voleva essere al centro dell’attenzione come persona, lasciando al suono la priorità. Sembra anche che la scintilla per la musica sia arrivata in pandemia, in concomitanza con la fine di una relazione. Pigbaby ha dalla sua un’espressività inquietante, tra il weird e l’eerie volendo leggere con le idee di Mark Fisher, ma anche con una cultura del loser fortemente statunitense nonostante sembri essere dublinese, pensando a figure come Daniel Johnston ed Harmony Korine. Il tutto si traduce con una sorta di bedroom pop elettronico a bassa intensità ma piuttosto pulito a livello di arrangiamenti, senza derive ne strappi laceranti, ma chetamente sommesso e triste. C’è una forte attenzione alla materia dei sample che condisce brani pop elaborando quanto fatto da artisti come Beck, Andy Votel, the Bees per un’intimità colorata. C’è il paesaggio, la desolazione romanticizzata, i riferimenti espressi da Pigbaby in sede di intervista che vengono applicati ad una musica personale. Dei KLF potrebbe aver preso la macchina d’insieme e dagli American Football le architetture vivide dei suoni. Ma il tutto quadra, lasciandoci in mano blocchi di perle, dallo speech come Baby foxes & me. che vive su corde grasse e basse sposandosi con una coltura di archi al cuore spezzato di Crying in Burger King, piano, batteria jazz e lacrime prima dell’esplosione psichedelica nella quale si sentono echi quasi oxfordiani. Strumentali che diremmo neoclassici fra folk e jazz (Grandads Piano), brani che sembrano letteralmente usciti dal repertorio di Daniel Johnston (I Miss My Baby Girl), o semplicemente dal cuore, con una Texas Girl che è la cosa più toccante di questo 2024 ad oggi e nonostante i dieci minuti non vorresti finisse mai, tra cori soul, la chitarra leggera ed il racconto infinito di Pigbaby. I don’t care if anyone listen sto this shit once you do sembra essere lo specchio della vita di Pigbaby il quale, vedendolo frantumato, ha provato a riassemblarlo uscendone con uno splendido caleidoscopio.