Non era facile immaginare cosa sarebbe potuto succedere con Noemi Büchi dopo il suo ultimo
album, Matter. Avevo terminato l’ascolto con la vivida sensazione di un’artista in rampa di lancio,
pronta per palcoscenici platee ancor più grandi. Purtroppo è mancata l’occasione di vederla dal
vivo all’interno del recente festival Chiasso means Noise, dov’era stata annunciata e prima di dare disdetta.
Tocca quindi accontentarsi di un del nuovo disco, dove con solerzia l’artista zurighese sembra
distorcere una parvenza di suono acustico in una dimensione elettronica, quasi prelevando codici
genetici per ricreare parvenze e simulacri digitali. Un toccante caracollare segna alcuni brani,
come una Infernal Stability nel quale l’architettura sonora di Noemi sembra resistere sotto spasmi
e singulti, mentre avanzando nel disco a tratti sembra di incrociare frequenze radio spippolate in
allegria, a creare un crash fra un suono techno ed un suono che richiama la musica classica
rimasticata che già fu del Rondò Veneziano. Il viaggio sembra spezzarsi, trovando tappe che
vanno a disegnare forme diverse ed inaspettate: forme che sposano una spiccata orecchiabilità,
una sensibilità pop che foraggia approccio ed esperienza all’interno di scene e corridoi abbaglianti
e discontinui. Canzoni che a tratti mi ricordano la medesima atmosfera dipinta da Dagger Moth nel suo The Sun is a Violent Place, quella commistione fra slancio digitale futuribile e languore che qui riesce però ad assumere squarci più drammatici ed astratti, come in una Collective Disaster che
apre la strada al proscenio finale, titolato degnamente Sépulcral. È qui che Noemi riesce a dare il
meglio di sé, in una comunicazione con gli altri mondi che sembra essere tappa fondamentale di
certa musica elvetica fuori dagli schemi, per chi abbia incrociato di recente Aïsha Devi ad esempio.
È un disco difficile questo, paradossalmente più accessibile e più fuori dagli schemi rispetto al
precedente, di sicuro un crocevia più netto dal quale aspettarci un passo in una direzione futura
della carriera di Noemi Büchi, sperando sempre di incrociarla dal vivo.