Maurizio Bianchi & TH26 – Arkaeo Planum (SmallVoices, 2006)

bianchi

Ragazzi miei, mentre Maurizio Bianchi ce la sta mettendo tutta per raggiungere Merzbow per quantità (e qualità) di uscite, ecco qui un disco uscito giusto qualche tempo fa. Il "quality trademark" di Bianchi un po' si sente in quasi tutte le sue collaborazioni però non si può dire che sia altresì duttile e malleabile ed Arkaeo Planum ne è la riprova.
Se il sostrato "ambiental-contemporaneo-kraut" tutto sommato lega l'impasto, lo stampino per la torta questa volta lo fornisce TH26 ed è decisamente elettronico. Se l'apertura non è poi troppo distante dalle tracce più tranquille dei Pansonic (anche per ciò che concerne il beat), nella seconda invece si sfocia irrimediabilmente in un'ambient non troppo distante da episodi simili della vecchia scuderia Warp. In Audio Planum un piano (per il quale sarei pronto a giurare che si tratta di Bianchi) viene frastagliato di frequenze acute che rimangono comunque sul fondo, poi si va pian piano verso la sovrapposizione di strati, in dissonanza ma con un effetto più da cacofonia contemporanea e per nulla fastidioso. Il ritorno alla ritmica "neo-techno" riarriva con Terra Planum e se non si può parlare di Pansonic o di Coil si può dire sicuramente che questa come del resto altre tracce in altri tempi avrebbe potuto far parte della scuderia Sentrax o Possible records (manco fosse poco). La traccia con cui viene chiuso il disco potrebbe essere il perfetto convergere fra quella che la precede e quella d’apertura, quindi nuovamente ritmo e frequenze acute. Per concludere si potrebbe abbozzare che questo disco si trova da qualche parte fra elettronica/micro-techno evoluta, ambient e musica contemporanea, i dosaggi variano ma la sostanza bene o male resta quella in tutto il disco. Una veste tutto sommato inedita per Bianchi che evidentemente si sa scegliere bene i collaboratori.