Martina Berther / Philipp Schlotter – Matt (Hallow Ground, 2023)

Ho conosciuto Hallow Ground lo scorso anno, complice per la pubblicazione del bellissimo lavoro di Steve Fors, It’s Nothing , but still, ed è bello veder rispuntare dal loro sacco delle meraviglie un’altra produzione. Matt prende il nome dalla località del Canton Glarona, nella qual chiesa è stato registrato in quattro giorni, da una coppia di musicisti svizzeri. Martina Berther e Philipp Schlotter, entrambi all’organo, lei anche al basso e lui ai synth. La prima traccia, Unruhe, a dispetto del titolo sembra piuttosto posata, dipanandosi come un substrato ambientale di una grana piuttosto greve ma molto equilibrata, quasi un’entrata in materia fra la tranquillità del paesino (278 nelle stime di 3 anni fa) e la solennità dello spazio liturgico. LFO, brano diviso in due parti, sembra mettere magicamente in campo stormi di fiati sedati, mentre in realtà stiamo ascoltando un duetto fra un preset di synth e dei droni organistici, confermando la capacità della coppia nel proporci brani come bagni di suoni liquidi nei quali immergerci quasi a ricreare uno stato amniotico o, per l’appunto, sacrale. È una scelta determinata invece quella di caratterizzare più o meno i brani, con una Gallia maggiormente dinamica, quasi a ripescare antichi toni, sordi e familiari come rumori e percussioni di un tempo passato, come fantasmi sonori che da Matt sono riusciti ad entrare nel disco. La chiusura di Frachter, traducibile come cargo, si commiata da noi con un dolce mantra strumentale, che fa scendere la notte su una produzione che conquisterà quanti saranno più sensibili a suoni ambientali nei quali realtà, sogni e preghiere si uniscono indissolubilmente.