Pussy Gillette – Permanent Trash (autoprodotto, 2023)

I’m so Fucked recita giustamente nel primo brano di questa nuova raccolta Masani “Negloria” Camacho, voce, basso e cazzimma della gang. Sono tornati, meno di due anni dopo il loro esordio, i Pussy Gillette da Austin. Trio invariato con Nathan Calhoum che oltre alla chitarra produce il misfatto e Brent Prager alla batteria. 13 brani sputati sul pavimento del cesso del Sonic Balroom di Colonia, come la copertina potrebbe far credere. Non crediamo, ma che importa del resto? L’importante è ondeggiare tra un riff e l’altro, in una perenne suburbio fatta da persone che hanno passato i loro anni migliori ma hanno imparato presto che è nell’oscurità e nel degradante declino che questa zozza società riesce a dare il meglio di sé. Il suono è sporco e gonfio, grazie alla voce di Masani riesce a mantenere un’ammiccabilità pop che prende e trascina con sé. è musica per danzare in maniera scomposta, debosciata quel tanto che serve ad essere inclusiva, incisiva andando a battere sui medesimi tasti da ormai una settantina d’anni. Le cantilene che riescono a scrivere hanno sempre un tiro fenomenale, sentire Forecast per levarsi ogni dubbio di dosso, mentre l’utilizzo della lingua ispanica dovrebbe essere aumentato, in grado com’è di aggiungere un altre sfumature alla macina sonora. Se nell’esordio era stata Cabron qui siamo sempre più convinti che un deciso aumento in questo senso, raggiungendo un lungo fangoso, possa essere la loro arma in più. In Left my Town si sente l’odore dell’asfalto e della strada assolata, portandoci direttamente alla partenza ed al momento degli addii per raggiungere la Rock City Detroit, ma non c’è un secondo di tregua nelle avventure dei nostri. Né tregua, né tempo, né soluzioni qui: it’s only rock’n’roll, tramite i suoi fratelli più sporchi, e così ci basta, ora et per semper.