Cletus – Cosmic Arkestra (Iceberg, 2024)

Il quarto disco dei Cletus sin dal titolo esplicita i propri riferimenti a Sun Ra e sodali, esprimendosi poi con una sorta di elegantissimo e groovey insieme di suono. C’è il jazz, ci sono le libertà e l’agio del rock più free, c’è un suono western come se a certe orchestre Rai fosse stato commissionato un lavoro esplicitamente psichedelico ed out. Stefano Danusso, Cristiano Lo Mele, Gianluca “Cato” Senatore, Ivano Larocca e Paolo Scappazzon sembrano montare una crema, rigonfia di ogni elemento ma perfettamente dosata e mai stucchevole. Un lavoro immaginifico, una rielaborazione che lucida un suono di cinquanta e più anni fa all’insegna di eleganza e stile, portandolo in un salotto buono e ben fornito di alcolici, del poker clandestino e qualche ceffo negli angoli più bui. Registrazione e produzione eccellente da parte di Ezra Capogna, ospiti a profusione, ognuno a portare piccoli accorgimenti che ornano un piccolo capolavoro di pasticceria. Quando sgarano lasciando le sgommate sul parquet come in Cocoon sono realmente irresistibili, ma l’ardore non è l’unico pregio dei Cletus. Su tutto l’arco del disco la narrazione è rinforzata da picchi emotivi, lo spleen di Oltre la notte, i demoni che sembrano nascondersi bei finimenti sacri nel brano omonimo, a suggerire storture e malignità sotto la superficie. In prologo ritratti sembra di percepire la presenza dei soul Masters in vestaglia: Barry, Isaac, ugole di quella risma che saprebbero lasciare il segno. Qui restano silenti, un bicchiere di San Simone in mano, lo sguardo sulla basilica di Superga, un brindisi silenzioso.