Non conoscevo Anthony Laguerre prima di approcciarmi a questo lavoro. L’ho immaginato come un folle, pienamente concentrato sula propria idea fino a perdere il controllo della realtà, in preda all’entusiasmo ed alla ricerca della sua perfezione. Così, in questo secondo capitolo (al seguito di Myotis del 2018, il compositore (improvvisatore ed ingegnere del suono) si trova a collaborare con l’ensemble Les Percussions de Strasbourg per provare ad amplificare l’inaudibile, il suono che altrimenti andrebbe perso, lo scarto fra l’azione e la fruizione. è vero che nella ricerca sulla minuzia quel che succede è spesso strabiliante ma il rischio in questo caso era quello di ritrovarsi con del materiale non ascrivibile al mondo percussivo e spurio, solitario. Nulla di più lontano dalla realtà fortunatamente, con 7 brani che sfociano in diverse baie, quelle rumorose del noise più granulare in MYOTIS V.IV e quelle scariche e di risacca di MYOTIS V.I. Ma c’è vita, come la tribalità umida della seconda traccia, vera e propria scarica energetica che trascina il quartetto francese nella giungla più profonda- Spesso sembrano sketches, micce appena scese da Anthony per vedere l’effetto che fa, calandoci nell’esperimento e lasciandoci sulla soglia dell’ultimo movimento, per 14:14 di suoni pastorali inenarrabili nella loro perdizione, voci arabe e venti di note.
Attendiamo curiosi la prossima evoluzione…