Massimo Volume

Salendo le scale
ci ha spaventato il silenzio
e qualcosa che pareva un'attesa
Abbiamo consacrato a nostri idoli le montagne intorno
confidando nella loro protezione
(La Città Morta)

"Era il maggio del '91. Ci ritrovammo io, Umberto Palazzo, e Mimì (Emidio), a bere vino e a parlare di musica. A un certo punto pensammo a come sarebbe stato mettere su una band che facesse musica diversa dal solito, che fosse identificabile al primo ascolto con il nostro pensiero... Una musica dove l'idea stessa di canzone si annullasse in virtù di testi liberi, e suoni distorti". Così Vittoria Burattini ricorda la nascita dei Massimo Volume, uno dei gruppi che più avrebbero contribuito ad innovare il panorama musicale italiano.



Discografia

Album: Demo:
  • Massimo Volume, 1992
Partecipazioni:
  • Almost Blue: Colonna Sonora Originale (Mescal, 2000)
  • Gli Agnelli Clementi CD allegato a Il Meraviglioso Tubetto di Manuel Agnelli (Mondadori, 2000)
Libri:
  • Emidio Clementi, Gara Di Resistenza: Racconti, Poesie Ed Interventi Dalle Periferie Metropolitane (Gamberetti, 1997)
  • Emidio Clementi, Il Tempo Di Prima: Romanzo (Derive Approdi, 2000)

...Musica diversa dal solito...dove l'idea stessa di canzone si annullasse...testi liberi...suoni distorti...; aggiungete la straordinaria potenza narrativa ed evocativa delle parole di Emidio "Mimì" Clementi, ed avrete un'ottima definizione minima dello stile MV, assolutamente inconfondibile in tutti e quattro gli album sfornati, ad intervalli più o meno biennali e con diverse formazioni, dal gruppo (di adozione) bolognese.
Emidio Clementi (basso, voce), Umberto Palazzo (voce e chitarra), Gabriele Ceci (chitarra), Vittoria Burattini (batteria): questa la formazione originaria con cui i Massimo Volume registrano, all'inizio del 1992, un demo-tape omonimo.
Pochi mesi dopo, la prima svolta, quando Egle Sommacal subentra ad Umberto Palazzo, deciso a puntare sulla carriera solista.
Nel 1993 arriva il primo contratto discografico, ed esce, per la Underground Records, Stanze. Il disco viene registrato in soli tre giorni, ma l'anno in cui esce sarà riconosciuto da molti come una data storica del rock italiano, che ne uscirà segnato.
"Avevamo dei gruppi di riferimento ben precisi, quali i Fugazi o i Sonic Youth", ricorda Clementi, intervistato da Mescalina; ma, molto al di là di questo, Stanze è il primo sintomo di uno stile personalissimo e profondamente nuovo. Merito dei versi liberi e del recitato (in luogo del cantato) di Clementi, ma anche dell'inventiva di Sommacal e Burattini. Un disco che manderà parecchi in estasi, e a cui molti amanti dei MV rimarranno affezionatissimi, spesso passando sopra alcuni limiti che appaiono evidenti, soprattutto dopo un ascolto di ciò che è venuto dopo. Limiti da imputare in gran parte alle chitarre, che spesso appesantiscono il lavoro, e soprattutto appaiono influenzate senza troppe mediazioni da modelli d'oltreoceano, risultando lontane dalla forte personalità che acquisteranno nei lavori successivi: è il caso, ad esempio, di Un Sapore, Tutto Qui, di Tarzan o della title-track Stanze. E anche i testi di Clementi subiranno una decisiva maturazione già dall'album seguente. Ma Lungo I Bordi viene a tratti evocato in questa opera prima, e sono proprio questi i momenti migliori di Stanze: i meravigliosi attacchi di Insetti e di In Nome Di Dio, la pienezza sonora di Ororo e, soprattutto, Alessandro, tuttora uno dei vertici espressivi dei Massimo Volume.
Le performance dal vivo sono un successo, e il nostro gruppo raggiunge anche le orecchie delle major discografiche, che non perdono tempo a farsi avanti. Sarà la Wea, nel 1995, a comparire sui booklet di Lungo I Bordi.
Si tratta di un capolavoro.
Sono mutati, nel frattempo, gli ascolti di Clementi e Sommacal verso la musica minimale, mutano sensibilmente le sonorità, in direzione più marcatamente introspettiva. Rimangono influenze rumoriste, ma i MV riescono a comporle in un maggior equilibrio con i silenzi, che addirittura la faranno spesso da padrone nel successivo Da Qui.
La potenza emotiva di Lungo I Bordi si può intuire subito, quando va dritto nelle vene il primo rintocco della sei corde di Sommacal, per l'indimenticabile attacco di Il Primo Dio, emozionante tributo di Emidio Clementi ai "maestri" Emanuel Carnevali e Arthur Rimbaud: "E' nella pioggia oggi il vostro grido", urlata e ripetuta, chiude in modo scultoreo la prima traccia, e ci prepara per quello che verrà. Ovvero, ad esempio, altri versi folgoranti, uno su tutti "Mi sento come il soffitto di una chiesa bombardata" di Inverno '85 . E basta farsi trascinare da Meglio Di Uno Specchio per rendersi conto della potenza narrativa quasi cinematografica dei MV. Lungo I Bordi conserva la tensione del suo predecessore, ma le chitarre, a tratti, si addolciscono, e, soprattutto, si affinano, riuscendo a creare atmosfere (Pizza Express) che presagiscono a quelle che si respireranno nei lavori successivi; la batteria di Vittoria Burattini acquista uno stile molto personale, nervoso, che si manifesta appieno in pezzi come Meglio Di Uno Specchio e Nessun Ricordo. Lungo I Bordi è un cammino percorso sul filo del ricordo, scandito dai frammenti esistenziali di Emidio Clementi (Inverno '85, La Notte Dell'11 Ottobre, Pizza Express), fra la paura dell'oblio (Nessun Ricordo) e la certezza che qualcosa rimane (Il Primo Dio).
E' l'album che consacra i Massimo Volume, i quali daranno inizio, poco dopo, alla collaborazione con la Mescal, il cui primo frutto sarà, nel 1997, Da Qui.
Ed il successore di Lungo I Bordi, che registra l'entrata in scena del chitarrista Metello Orsini, è una conferma. "E' il nostro disco più ostico", afferma Clementi in un'intervista a Mescalina; "In sala di registrazione il clima era magico, eravamo completamente dedicati a quel disco; Stanze, ad esempio, era stato solo mettere in "bella copia" quello che avevamo già fatto, Da Qui è nato in sala di registrazione; è stato un lavoro intenso, ma anche il nostro disco più diretto".
E' un disco di suoni e silenzi dall'"assordante vuoto della notte" (Sul Viking Express), segnato dalla produzione artistica dell'ex Lounge Lizards Steve Piccolo. Se si escludono pochi pezzi, come Senza Un Posto Dove Dormire, che sarebbe stata a suo agio nel più urlato lavoro precedente, o Avvertimento, che addirittura fa pensare al vecchio Stanze, Da Qui si distingue per le atmosfere rarefatte, ed una narrazione talvolta alle soglie dell'evocazione. Gli esempi più brillanti di questo ulteriore cambio di registro si trovano nel minimalismo noir di Manhattan Di Notte (sembra di essere in un film di Jim Jarmusch), e nella splendida Sotto Il Cielo, melodia quieta e sognante (sognata) che copre dolcemente un respiro notturno (mi ha ricordato una vecchia opera del videoartista Bill Viola, che riprendeva con immagini sgranate il sonno di un uomo; mi ha ricordato i Labradford). E poi la sussurrata malinconia di brani come La Città Morta e Qualcosa Sulla Vita; l'attacco di Sul Viking Express, che può essere considerato un vero e proprio autografo dei Massimo Volume. Inconfondibile, come l'implacabile cupezza ritmica di Atto Definitivo.
Chiude splendidamente l'album Stagioni, che sarà anche il titolo del documentario successivamente girato sui Massimo Volume dal videoartista Pierr Nosari, un lavoro che copre il periodo compreso fra il tour dello stesso Da Qui e la realizzazione di Club Privè.
E arriviamo così all'ultima fatica dei MV, molto attesa dopo il successo della precedente ed il debutto editoriale di Mimì Clementi, che nel '97 pubblica per la Gamberetti Editrice di Roma Gara di resistenza: racconti, poesie ed interventi dalle periferie metropolitane.
Ma Club Privè, nonostante si avvalga della produzione artistica di Manuel Agnelli e della partecipazione, oltre che del leader degli Afterhours, di Cristina Donà e Steve Piccolo, rappresenta una leggera involuzione nel percorso musicale della band.
Le novità che saltano agli occhi coinvolgono in particolare Emidio Clementi. Innanzitutto, per la prima volta sentiamo la sua voce intonare qualche timida (a volte incerta) melodia. In secondo luogo, i suoi versi deviano sensibilmente da quelli degli album precedenti, togliendo alla narrazione per dare alla riflessione.
Club Privé è un viaggio nel tempo che passa, che erige monumenti per meglio dimenticare, la volontà di sganciarsi dai "fantasmi" del passato (Dopo Che, Avevi Ragione). Ma anche la consapevolezza della fisiologica incompletezza dell'identità umana (Altri Nomi), la disincantata presa di coscienza di un mondo in cui "gli assassini inseguono le loro prede camminando, e le prede sorridono, mentre si fermano a guardare le vetrine illuminate" (Saint Jack). E c'è soprattutto la consapevolezza del legame inscindibile fra noi e la realtà che ci circonda; non, dunque, una speranza di fuga, ma una fede che può nascere solo da un tuffo in "questo fiume di merda" (Seychelles '81). Il tutto immerso nelle ormai consuete atmosfere, tranquillamente tese, create dalle multiformi chitarre di Egle Sommacal e Metello Orsini e dalla nervosa batteria di Vittoria Burattini (fantastica in Privé), con l'evidente zampino, qua e là, di Manuel Agnelli (Seychelles '81, Il Giorno Nasce Stanco). Niente da dire sulla cura con cui è stato realizzato a tutti i livelli, ma a Club Privè manca quel qualcosa di intangibile che rendeva Lungo I Bordi e Da Qui dei capolavori.
La collaborazione con Manuel sopravviverà a Club Privè, sfociando nel progetto denominato Gli Agnelli Clementi (Emidio Clementi basso e reading, Manuel Agnelli voce e chitarra acustica), sorta di gruppo parallelo di cui si possono ascoltare alcuni brani registrati dal vivo, con Pasquale De Fina alla chitarra elettrica, nel CD allegato a Il Meraviglioso Tubetto (Mondadori, 2000), raccolta di frammenti scritti dalla voce degli Afterhours. Sempre all'anno scorso risale la nuova pubblicazione di Emidio Clementi, Il tempo di prima: romanzo, per Derive Approdi.
Quanto ai Massimo Volume, si sono divertiti lavorando alle musiche di Almost Blue, diretto dall'amico Alex Infascelli. Nella colonna sonora del film compaiono pezzi già noti come Fuoco Fatuo, Avvertimento, La Città Morta, Ti Sto Cercando, Pizza Express, più un buon numero di inediti.
Dopo alcuni cambiamenti nella line-up (l'uscita di scena di Metello Orsini, e l'ingresso nel gruppo di Dario Parisini (ex-Disciplinatha) e Marcella Riccardi), e nonostante fosse in progetto un nuovo album, di recente la band si è sciolta. Emidio continua a scrivere ed ha in piedi un progetto con un inedito "supergruppo" tutto italiano (comprendente anche Parisini), mentre Egle Sommacal parrebbe essere entrato a far parte degli Ulan Bator.

... è nella pioggia oggi il vostro grido

In rete: dopo la chiusura del sito ufficiale, per fortuna è nato Stanze, www.geocities.com/mvstanze, dove potete trovare informazioni e soprattutto i testi...

"lungo i bordi", pietra miliare del post rock nostrano!
Franti

Peccato che si siano sciolti...erano davvero una band con grandi
idee innovative e infinita creatività.
Marco

...erano il miglior gruppo italiano in circolazione (giusto i giardini di mirò
gli danno dei punti,ma sono più derivativi di loro).
meglio forse che si siano sciolti a questo punto, senza cadute di stile,
i loro dischi rimarranno dei classici.
Poncho

Credo che per chi ami la musica d'autore sia la più grossa amarezza
perdere un gruppo come i MV.Spero che tutto possa ricominciare DA QUI.
Giacomo

Ero ancora intento ad ascoltare costantemente più volte e fino allo 
sballo Da Qui, che solo ora mi rendo conto della grossa perdita subita...
per lo meno da me...cazzo...
Marco

meglio finire bene che continuare male ma se tutto è finito
verremo a ricordarvi nel cimitero dei ricordi
Oronzo

Emidio Clementi riesce a far fare bella figura
anche a quell'esaltato di Manuel Agnelli! :-)
Rob

Stagioni è la più grande
Sergio

il più grande gruppo italiano egli anni 90..
senza paragoni...e tutt'ora non hanno rivali
mi mancate!!!!
Pavo

Il giorno che li ho scoperti, si sono "sciolti",
ma da allora continuano a significare qualcosa per me!
Miki

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