Labradford

Dopo avervi presentato Labradford come una delle migliori cose in circolazione, recensendo il loro disco Mi Media Naranja e l'esordio solista del loro chitarrista Mark Nelson col nome Panamerican, ci sentiamo in dovere di approfondire il tutto con una retrospettiva dei loro lavori quasi completa, in coincidenza col nuovo E Luxo So, ma anche al fine di esaminare l'evolversi dei suoni e la costante qualità dei loro dischi. Non avevano visto male i fondatori della Kranky, quando nel 1994 crearono l'etichetta appositamente per permettere ai Labradford di pubblicare i loro dischi: in seguito molti altri artisti interessanti si sono accasati qui (vedi recensione della Kranky Kompilation), creando così un suono riconoscibile, anche se innovativo e non precisamente codificabile.



Labradford - Prazision LP (Kranky, 1994)

L'esordio dei Labradford è un compendio di quasi tutti i suoni e le atmosfere che si ritroveranno in seguito nella quasi totalità delle uscite della Kranky: sognanti melodie che si muovono languide e rarefatte accompagnate da rumori e/o suoni. Da subito si possono trovare alcune ispirazioni guida che faranno anche in seguito parte del loro bagaglio sonoro, quali il dub, l'ambient, il rumorismo, la melodia. Il gruppo in questo primo periodo è ancora un duo chitarra e tastiere, per cui sono assenti i bassi pulsanti a cui le uscite successive ci abitueranno, tuttavia questo non è uno svantaggio, ma bensì un elemento di interesse, poiché in queste dodici composizioni c'è un'atmosfera più fredda e tesa, spazi aperti in cui si ritrovano sintonie con un altro progetto ai confini del suono, i Flying Saucer Attack, esploratori come i Labradford di nuove atmosfere. A partire dalla gelida Listening In Depth (il nome è tutto un programma), continuando con Sliding Glass, dove un crescendo travolgente viene smorzato lasciando una impressione di incompletezza, il disco procede senza cadute di tono, a parte la comica Gratitude, dove su suoni ambientali i Labradford fanno i ringraziamenti di rito con la voce mascherata da un vocoder(!).

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Labradford - A Stable Reference (Kranky, 1995)

La seconda uscita sulla lunga distanza per la band di Richmond è un'opera di passaggio tra i Labradford più noti e il passato, improntato maggiormente all'isolazionismo più rumoroso: infatti si aggiunge alla coppia Carter-Nelson il bassista Robert Donne, che attraverso il suono pulsante del suo basso leviga il suono aspro dell'album precedente. Questo avviene solo in parte, nell'iniziale Mas infatti si è assaliti da una distorsione rallentata e modulata che nulla ha a che vedere con il secondo brano, El Lago, tipicamente Labradford seconda maniera, col suo incedere lento e con la voce sussurrata in sottofondo alla chitarra morriconiana, aiutata dall'organo nei momenti di maggior pathos. Il disco non risulta però essere un misto disordinato di queste due tendenze musicali, ma trae giovamento dalla commistione di questi due elementi, risultando molto interessante. Brani significativi sono Eero e Banco sono degni rappresentanti del dualismo presente nelle composizioni, ma è nel finale che si raggiunge il picco del disco: prima Comfort dove un organo con chili di riverbero trascina il pezzo con un incedere dissonante che aumenta al passare dei minuti, con l'inserimento del feedback della chitarra fino a raggiungere una atmosfera finale più quieta che lascia il posto al successivo brano SEDR 77, cantato e accompagnato in sottofondo da un campione di chitarra tagliente che rende al meglio l'essenza di questo straordinario album.

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Labradford - S/T (Kranky, 1996)

Questo è l'album che ha dato risonanza ai Labradford, attraverso recensioni positive da parte della critica musicale di tutto il mondo; si presenta con una estetica molto curata e gradevole, come sempre scarna di informazioni. Il disco omonimo comincia nel migliore dei modi: Phantom Channel Crossing ha un incedere pesante e maestoso, attraversato da scariche elettriche di dubbia provenienza, ma lascia spazio a Midrange, che contiene un bellissimo tema sonoro, una melodia agrodolce suonata con l'aggiunta di archi sintetici e permeata dal suono del battito nervoso di un cuore in ansia; altri pezzi notevoli sono le finali Scenic Recovery e Battered. Nel complesso questo disco è più omogeneo dei precedenti, per questo dà una impressione di maggiore maturità, anche se si perdono alcune variazioni che mettevano in luce altri aspetti del loro suono; è comunque garantita come sempre la qualità delle composizioni, che si mantiene su di un alto livello, come pochi sanno fare.

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Labradford/Stars Of The Lid - The Kahanek Incident Volume 3 (Trance Syndicate, 1997)

Cito per completezza anche questo split EP uscito per la mitica Trance Syndicate, per la serie The Kahanek Incident, in cui bands molto interessanti e sperimentali rielaborano le composizioni altrui. Gli Stars Of The Lid riescono nell'ardua impresa di immobilizzare completamente il suono dei Labradford, miscelando alcuni pezzi della band di Richmond in un'unica composizione di ben venti minuti chiamata Virginia, attraversata come nel loro stile da microvariazioni tonali veramente difficili da scorgere, se non dopo ascolti reiterati. I Labradford rispondono con Texas, in cui compiono il processo inverso uniformando ai loro canoni la musica degli Stars Of The Lid; nel complesso un disco non fondamentale ma comunque molto interessante.


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