Whipping Boy - Heartworm (Columbia, 1995)

I Whipping Boy sono un gruppo irlandese ed hanno avuto un buon successo di critica e pubblico, per cui risulta più difficile il dover onestamente ammettere una certa delusione all'ascolto, delusione che in parte c'è stata. La prima canzone del disco è l'ottima Twinkle, che inizia con una intro semiacustica per poi sfoderare un ritornello folgorante, ricamato da un buon gioco chitarristico: è la struttura vincente di alcune canzoni. Struttura sfruttata al meglio in When We Were Young, dove un verso cita addirittura Starsky & Hutch, e nel noto singolo We Don't Need Nobody Else, motivo stupendo che, come si intuisce dal titolo, parla di una storia d'amore: per quanto riguarda i testi, sono molto belli e quasi sempre incentrati sul rapporto di coppia. Alcune volte la chitarra dei Whipping Boy mi ricorda i Cure per i suoi arpeggi e i Therapy? (peraltro ringraziati nelle note) per il furore che a tratti compare. I dolori cominciano a metà del disco, che si fa fiacco e noioso, non decollando neanche nella seconda parte della canzone finale, in cui un pò di chitarra ultradistorta non riesce a far dimenticare il quarto d'ora di noia che l'ha preceduta. Se da queste canzoni si fosse ricavato un EP, sarebbe stato ottimo, ma così non è stato e all'ascoltatore rimane certo qualche rimpianto.

Rispetto all'esordio del '92 Submarine, molto rumoroso ma forse poco personale, la seconda prova di questa band irlandese fa registrare una decisa evoluzione verso territori più pop e la propone con fierezza quale nuova realtà nel panorama rock internazionale. Incensati da più parti e definiti come una perfetta combinazione tra U2 e My Bloody Valentine (idea opinabile, ma oggettivamente sensata), i Whipping Boy rappresentano evidentemente il tentativo - comune a molti altri gruppi attuali, basti pensare a Radiohead o ad Oasis - di ricerca di un compromesso tra la conservazione di una certa attitudine da "indie band" e l'auspicabile (per loro e per il loro conto in banca…) apertura a sonorità più facilmente proponibili al largo pubblico. Il punto è che il compromesso è riuscito bene, sia dal punto di vista strettamente musicale, sia per il fatto che - rispetto ai due grandi nomi sopracitati - la band è riuscita a presentare tale evoluzione con una sincerità di fondo, e dunque una credibilità, molto maggiori. Immaginate allora Nick Cave intento a cantare brani che potrebbero essere stati scritti dai Cure: è questa la curiosa impressione che si ha ascoltando pezzi come The Honeymoon Is Over. Angosce, insicurezze, difficoltà nelle relazioni con l'esterno, fantasmi del passato e paure del futuro, amori, timori e dolori vengono dipinti con un rock cupo, malinconico e sognante, dalle atmosfere tristi, avvolgenti ed incredibilmente romantiche. Anche il connubio suoni/testi riesce molto bene; riflessivo, introverso, il leader Ferghal McKee ammalia con la sua tendenza a recitare, piuttosto che a cantare, conferendo così una valenza maggiore alle parole pronunciate. Twinkle è il bellissimo primo singolo estratto, 5 minuti assolutamente perfetti con un finale entusiasmante, e We Don't Need Nobody Else si propone con classe e decisione addirittura come nuovo anthem generazionale; ma non sono da meno la commovente When We Were Young, il convincente refrain di Tripped, la dolcezza di Personality e di Morning Rise. Pur dovendo ammettere che non si sente nulla di nuovo o di particolarmente geniale in questa musica, Heartworm è un disco ricco di passione, adatto ad anime inquiete, ispirato e sentito, affascinante.

capolavoro assoluto
Stefano

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