Acuarela

Non poteva mancare un approfondimento su una etichetta europea molto interessante, la spagnola Acuarela, www.acuareladiscos.com (distribuita in Italia da Blue Tears, www.bluetears.it), che con uscite molto calibrate sta accumulando un catalogo veramente invidiabile, oltre che per il materiale spagnolo (su tutti il gruppo di punta dell'etichetta, Migala) anche con l'apparizione di ottimi nomi americani ed inglesi come Songs: Ohia oppure Piano Magic: qui di seguito trovate recensito un buon esempio dell'ampio spettro di uscite dell'etichetta.

Migala - Arde (Acuarela, 2000)
Sr. Chinarro / Migala - A Tribute To The Cure (Acuarela, 2000)
For Stars - Airline People (Acuarela, 2000)
I Migala hanno alle spalle già due album, dei quali ho ascoltato solo l'esordio Diciembre 3.A.M. del 1997, già impregnato della malinconia che pervade questo Arde, dove si fonde il lato country e folk di band come Smog e Black Heart Procession insieme con le atmosfere dilatate di certo post rock; ma il lato più interessante è la connotazione ispanica del sound: i Migala hanno riferimenti anglofoni eppure la loro città Madrid è sempre dietro l'angolo, non solo per i frequenti campioni di voci ispaniche in sottofondo, ma soprattutto per le atmosfere mediterranee che sanno descrivere, specie nei brani strumentali, davvero magistrali.
La voce di Abel Hernandez (autore di quasi tutti i testi) è cupa e sussurrata, e racconta di piccoli stralci di vita, sempre all'insegna di una trascinante languidezza e non è difficile intravedere l'attenzione dedicata ai testi; i brani si alternanano tra strumentali e cantati fino ad arrivare alla finale Arde, che non a caso dà anche il titolo al disco intero: un vero tuffo al cuore, voci registrate in sottofondo, tastierina malinconica in sottofondo e soprattutto finale con lento stridere di chitarre in sottofondo. Nel complesso un disco notevole e a suo modo derivativo ed originale al tempo stesso.
Interessante anche il singolo in omaggio ai Cure, con due gruppi spagnoli della Acurela che si occupano di due cover della band di Robert Smith. Il meglio lo danno i Migala che si sono impegnati nella cover di uno dei pezzi migliori del repertorio degli inglesi, Plainsong (tratta dal monumentale Disintegration), resa con risultati notevoli, imparentandola fortemente col loro suono senza però farle perdere il fascino: all'inizio la voce è pulita su un canale e sull'altro ha un effetto per cui ricorda la voce di Dart Vader, il cattivo di Guerre Stellari, da urlo! Interessanti anche i Sr. Chinarro, che rifanno The Figurehead da Pornography, anche se fa un certo effetto sentirla cantare in spagnolo... Forse se i Cure fossero nati a Madrid...
I For Stars vengono da San Francisco e hanno già inciso due album; questo mini è permeato da atmosfere morbide e acustiche, con un cantato dolce e malinconico: la folk song americana più romantica e sincera è il metro di paragone più vicino ed efficace. Esemplare è una canzone come At The End Of The World, dove nel ritornello si inserisce anche una voce femminile ad ammorbidire il tutto; la sdolcinatura non è un difetto, è misurata e fa parte del gioco, dove regna sovrano il songwriting, stranamente ad opera di tutta la band e non solo di chi scrive i testi come sembrerebbe a prima vista. Un bel disco, con la giusta dose di dolcezza e malinconia, un quarto d'ora di rilassanti e tenere canzoni.

Paloma - S/T (Acuarela, 2000)
Jack - La Belle Et La Discotheque (Acuarela, 2000)
Songs: Ohia - Our Golden Ratio (Acuarela, 1999)
Dietro al nome Paloma si nasconde il francese Laurent Vassiére, autore di questo primo vero esordio discografico, se si esclude il primo CD autoprodotto (registrato nel retro di una macelleria...) che è passato di mano in mano fino ad interessare Darren Hayman degli Hefner: da quel disco sono stati risuonati i sei pezzi di questo mini album.
Un goccio di elettronica, ma soprattutto Laurent con la sua voce e la sua chitarra acustica: tra Simon & Garfunkel e Nick Drake, le languide melodie scorrono sul filo della malinconia, lasciandoci in uno stato d'animo ben rappresentato dal canestro rotto in copertina sullo sfondo di un cielo pieno di nuvole.
Qualcuno si ricorda dei Jack? Conclusa la loro lunga collaborazione con la Too Pure, hanno ora inciso questo mini, continuando a mettere in copertina vecchie foto da film (forse sulla falsariga degli Smiths?) e suonando un indiepop sofisticato e lezioso, che ricorda a volte i Pulp e a volte addirittura David Bowie, come in A Bachelor In London, una probabile bside di Ziggy Stardust: nel complesso una band più che dignitosa, ma un pò troppo inglese (nel senso deteriore del termine) per i miei gusti, anche se sempre molto meglio degli Stereophonics!
Our Golden Ratio è un EP composto da quattro canzoni per una durata complessiva di circa sedici minuti, apparentemente un semplice corollario nella discografia di Songs: Ohia, ma è un vero gioiello. La breve durata è un pregio, la malinconia pervade ogni attimo, a cominciare dalla tastierina che accompagna la lettura di una splendida poesia da parte di Darcie Schoenmann in There Will Be A Distance, che poi si trasforma in una canzone emozionante. Il songwriting è sorprendente, l'intensità notevole, soprattutto nella finale When Your Love Has Gone, ma sarebbe un errore evidenziare alcuni pezzi rispetto ad altri, in questo disco non c'è un secondo fuori posto; i suoni sono grezzi, probabilmente registrati con un boombox, veramente lo-fi, espressione di pura genuinità e sincerità. Anche la grafica è superlativa: tutto in bianco e nero, la copertina con le stelline di metallo e il retro col pubblico che alza le mani nel gesto classico dell'heavy metal lascia di stucco, semplice ed efficace, proprio come questo piccolo gioiello.

emiliano, secondo me prima di dare giudizi su gruppi musicali
dovresti ascoltarne almeno una canzone! penso che tu non abbia mai
ascoltato gli stereophonics. la loro musica è straordinaria ed è per
questo che stà in vetta alle classifiche (non in italia naturalmente perchè
a noi piace la musica spazzatura).
saluti francesco

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