Sigur Rós - Agaetis Byrjun (Fat Cat, 2000)
The Black Heart Procession - Three (Touch & Go, 2000)
Il freddo comincia a farsi sentire - finalmente, scusatemi, ma odio troppo l'estate - e il CD degli islandesi Sigur Rós non vuole uscire dal mio CDplayer. Di una dolcezza indescrivibile, il cantato (rigorosamente in lingua madre) di Jonsi traccia atmosfere dilatatissime senza mai, ma proprio mai, cadere nel noioso. Accompagnati da una strumentazione spesso "classica" gli oltre settantadue minuti del disco passano sognanti, tra una goccia di rugiada, una lacrima, un fiocco di neve ed un lago ghiacciato. Indescrivibile. Per chi non li conoscesse, sono tra un suono Godspeed You Black Emperor! / Radiohead (con cui sono stati in tour) / 4AD…
Il poco originale titolo ci presenta il terzo (appunto) lavoro per la decadente band di San Diego. Pure questo perfetto per la stagione in cui stiamo entrando e per i depressi come me. Le solite marce funebri accompagnate da chitarra acustica, piano, sega e voce ma forse in questa occasione ancora più decadenti, gotiche e spettrali... Da brividi e da lacrime.
Bastano due dischi come questi per non farvi rimpiangere la primavera e le spiagge soleggiate... Tra i dischi dell'anno.

Brandtson - Trying To Figure Each Other Out (Deep Elm, 2000)
Imbroco - Are You My Lionkiller? (Deep Elm, 2000)
Cross My Heart - Temporary Contemporary (Deep Elm, 2000)
Starmarket - Four Hours Light (Deep Elm, 2000)
Seven Storey Mountain - Based On A True Story (Deep Elm, 2000)
Nuove uscite dalla Deep Elm. Cominciamo subito.
I Brandtson di Cleveland, Ohio ci consegnano il loro capolavoro. Sei pezzi emozionalissimi tra il post-punk e il pop-punk più melodico, ma sempre "triste". Due chitarre e due voci. Musica matura, in tutti i sensi.
Gli Imbroco, insieme ai Gloria Record ed ai Pop Unknown, sono la continuazione dei Mineral, disciolta band che con un paio di dischi si era imposta come una delle più influenti del genere (che a loro volta si ispiravano ai seminali Sunny Day Real Estate…). Tra indie-rock e pop shoegazer. Chitarre distorte e feedback e voce dolcissima. Ascolto obbligatorio. E non sono dei cloni.
I Cross My Heart di Pasadena giungono all'esordio sulla lunga distanza. Assomigliano un po' ai Karate migliori (sebbene non ne esistano di "peggiori", sono tutti stupendi...), ma più distorti e a volte più pop. Alla lunga può risultare un po' noiosetto, ma in ogni caso resta un bel disco. "Catchy", direbbero gli americani.
Prodotto da uno dei Fireside, l'ultimo disco degli svedesi Starmarket è decisamente diverso dai predecessori. Decisamente più pop (a volte ricordano persino i Radiohead…), ma la stesura dei pezzi è sempre più complessa, i testi e la voce sempre più ricercati... Se c'era un dubbio che gli Starmarket fossero la migliore band svedese, questo disco ne è la prova. Probabilmente il miglior mix di indie-melodic-punk-pop-hardcore che vi capiterà mai di sentire.
Il nuovo Seven Storey Mountain (nome preso dagli scritti del monaco trappista Merton) è stupendo come gli altri. Combinano melodia e dissonanza con grande maestria... Prendono il meglio dal "muro-di-chitarre" degli Husker Du e lo mixano con il post-hc dei migliori Jawbox. Questo genere va tanto di moda negli ultimi tempi. Ed è giusto così. Musica onesta, senza pretese. E c'è gente che crede che il punk siano i NOFX e i Blink 182...

Songs: Ohia - Ghost Topic (Jag Jaguwar, 2000)
Manishevitz - Rollover (Jag Jaguwar, 2000)
Oneida - S/T (Jag Jaguwar, 2000)
Con un po' di anticipo rispetto alla loro uscita recensisco alcune cose della Jag Jaguwar, una delle etichette più interessanti del momento... Merita tutta la vostra attenzione.
Jason Molina con il progetto Songs: Ohia (che include membri di Appendix Out, Lullaby For The Working Class, Bright Eyes ecc...) giunge al quinto capitolo della saga. E secondo me il migliore, dopo il già acclamatissimo The Lionless… Quello che lo contraddistingue dai precedenti lavori è forse un gusto più etnico e ricercato alla ricerca di sonorità sempre più inedite…immaginatevi i Palace o gli Smog più minimalisti alle prese con suoni morriconiani alla spaghetti-western… Ultraconsigliatissimo…
Secondo lavoro per il quartetto Manishevitz. Un gioiellino di pop-folk 60's-eggiante, se mi passate il termine. Tra le varie collaborazioni per la preparazione dell'album spiccano i nomi illustri come Jen Bishop (Flying Luttenbachers), Via Nuon (Drunk), Ryan Hembrey (Edith Frost)… Entusiasmante.
Il disco che mi è piaciuto di meno è quello degli Oneida, da Brooklyn, NY… Garage-blues psichedelicissimo, ai limiti con lo stoner in alcuni pezzi… Non sono malaccio, anzi, sono sicuro che un sacco di gente impazzirà per questo disco, ma non è proprio la mia tazza di tè… Comunque molto originali, senza dubbio…

Aloha - That's Your Fire (Polyvinyl, 2000)
Wheat - Hope And Adams (Sugar Free, 2000)
La Polyvinyl ci regala questa uscita che, a mio parere, incorona l'etichetta come una delle più importanti del pianeta. Che cosa suonano gli Aloha? Qualcosa ai confini di post-rock, jazz, progressive (quello bello), emocore.
In alcuni passaggi mi hanno ricordato gli American Football, più spesso, forse la voce, i mai troppo lodati Shudder To Think.
Pianoforte e vibrafono (xilofono?) sempre presenti a dare un piglio sognante alle atmosfere "notturne" del disco. Fantastica la sezione ritmica, puramente jazz. Secondo me uno dei dischi dell'anno.
Gli americani Wheat giungono al secondo disco. Ne avevo sentito parlare un gran bene, e avevano ragione… Niente di originalissimo, certo, indie-pop sulla scia di Superchunk (ma meglio) e Seam (in un paio di pezzi me li hanno ricordati di brutto…), ma più "leggeri" e decisamente più tristi nelle melodie (emocore?). Carino, decisamente. Ascoltatelo.

secondo me Black Heart Procession e` fantastico!
Puoi spiegarmi il titolo in Italiano?
Alfonso

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