Smog - Dongs Of Sevotion (Domino, 2000)

È sempre lui il re del sadcore americano. Sono quasi dieci anni ormai che, con cadenza quasi annuale, Bill Callahan traduce in musica le più recondite increspature della sua realtà interiore.
Non fa eccezione questo disco, l'ottavo, caratterizzato come sempre dal suo cupo registro confessionale, dalla tematica sessuale (Nineteen, Distance) con il consueto corredo di funkiness al rallentatore (Strayed), lacerazioni interiori e folk desolati alla Leonard Cohen (Distance, Devotion), ballate sommesse alla Nick Drake (Easily Led) e retaggi reediani (Dress Sexy At My Funeral).
Più che a quello di un chansonnier fatalista il vocabolario emozionale di Callahan assomiglia di più a quello dello slacker che narra di se stesso invece che degli altri. Humour nero più che catalessi emotiva.
Un disco da confessionale (ma assolutamente non religioso) con tanto di preghiera finale a dio (Permanent Smile) e foto del Nostro seduto sui gradini della chiesa a strimpellare una chitarra.
Copertina dell'anno.

in verità ho ascoltato solo "doctor came at dawn" e
concordo in pieno con la tua analisi: la sua musica scarnificata
emana un certo fascino ipnotico...  
eug

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