Tortoise

I Tortoise sono uno di quei gruppi che hanno permesso al pubblico di conoscere il non genere più di moda in questi anni : il famigerato Post Rock, termine odiato dai più. Al di là di queste etichette, i Tortoise sono comunque molto interessanti, anche a causa della varietà di stili ed influenze: basta guardare questa lista di "ispiratori" che hanno compilato in una intervista che ho trovato sul sito di PJOE:
Keith Hudson: "Pick a Dub"
Xenakis: "Electro Acoustic music"
Stockhausen: "Hymnen"
Morton Subotnik: "Silver Apples of the moon"
Tod Dockstader: "Quartermass"
Robert Ashley: "Private Parts/Private lives"
Dom: "Edge of time"
This Heat (everything is absolutely essential)
African Head Charge: "My life in a hole in the ground"
African Head Charge: "In search of Sanshame land"
King Tubby: "Rockers meets King Tubby in a fire house"
King Tubby: "meets Lee Scratch Perry"
Edikanfo: "African Super Band"
Tito Puente: (Anything from 1945-1995, best:
1947-1954)
Fela: "Zombie, Original Sufferhead"
Brian Eno + David Byrne: "My life in a bush of ghosts"
James Brown: "Funky people part 2"
anything by Luigi Nono, Luc Ferrari, Pierre Henry, Pierre
Schaeffer, Scott Walker, Alvin Lucier, Franco Battiato,
King Tubby, On-U Sound, Traditional music of Burundi, Morocco 
A parte il piacere nel notare il buon Franco Battiato, si comprende subito che questi ascoltatori onnivori non possono essere catalogati con facilità, a meno di non commettere grossolani errori. L'annullamento del concerto del 21/4/98 al Bloom assieme agli Isotope 217 (gruppo di improvvisazione in cui militano metà Tortoise) accresce la curiosità per le esibizioni dal vivo, dove non deve essere facile ricostruire le sinuose strutture dei pezzi editi nei loro dischi, dei quali segue una recensione.




Tortoise - s/t (Thrill Jockey, 1994)

L'esordio dei Tortoise è un disco più cupo dei successori, ma dotato di grande forza emotiva, che viene subito espressa nei primi brani, Magnet Pulls Through e soprattutto in Night Air, molto riuscita, in cui ad atmosfere buie si contrappongono le flebili note dei fiati. Tutto il disco ha il basso come struttura portante, e alcuni brani sono dei dub anomali (per Post Rock + Dub vedi Panamerican), come ad esempio Spiderwebbed, che trascina l'ascoltatore in sonorità molto fascinose e con un'atmosfera da colonna sonora in stile Morricone (influenza comune anche ad alcune cose dei Labradford). Suoni incatalogabili, che hanno un'aria di intellettualismo, ma un momento dopo citano la canzonetta pop, grazie alla grande abilità di cambiare melodia e sonorità senza mai strafare, dimostrando grande fantasia e capacità di non annoiare fino all'ultimo brano (come succede a volte con i Gastr Del Sol). Un disco dal quale sono stati estratti singoli soprattutto sotto forma di remix, nei quali si può agilmente rimescolare una materia così varia ed elastica, pregio che si svilupperà sempre di più nei dischi successivi; un esordio, come spesso capita, ripescato ed apprezzato quasi sempre in ritardo.

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Tortoise - Millions Now Living Will Never Die (Thrill Jockey, 1996)

A mio avviso il migliore dei tre, questo disco si apre con il brano Djed, dichiarazione di intenti verbosa ed eloquente, con la sua mezz'ora scarsa di durata e i numerosi capovolgimenti di suoni e rumori a volte veramente inquietanti, come il rumore del CD che salta la traccia: in realtà non è un guasto del supporto ma un effetto che consente uno strepitoso cambio di fronte alla musica. Subito dopo c'è il pezzo migliore del disco, Glass Museum, in cui un morbido "ritornello" strumentale culla l'ascoltatore per qualche minuto, la stessa formula usata in Dear Grandma And Grandpa, ma che nel secondo caso trascina verso la finale Along The Banks Of Rivers, colonna sonora per ambienti desolati e assolati. Unico neo del disco il pezzo The Taut And Tame, brano in cui c'è l'ultima partecipazione di Bundy K. Brown prima dell'abbandono, e a giudicare dai preziosismi progressivi alla Yes, forse è meglio che la collaborazione si sia interrotta, anche perché in questo non-genere scivolare nel barocco e nel forzato è questione di un secondo. Accompagnato da un'ottima grafica, un cartoncino azzurro con il disegno ricorrente di un banco di pesci, il disco contiene suoni e melodie accattivanti, che non fanno scemare l'interesse dopo pochi ascolti.

disco di grandissimo interesse.
Fabrizio

Straordinario capolavoro.
E' forse il vero simbolo della musica anni 90...
Qualcosa di più che un semplice disco di rock...
E' una sorta di abisso, ancora da esplorare fino in fondo.
Andate a comprarlo!!!!
Francesco

"millions now living..." è il disco più sopravvalutato degli anni '90.
Non solo non ha niente da dire, ma lo dice pure male.
pretenzioso e superficiale.
Se vi piace il post rock è meglio buttarsi su Aerial M per dirne una...
poncho

Mi sento parte di questo oceano di suoni, dove non
esiste una etichetta ma un unico e vero 
coinvolgimento emotivo.
Lo shock dell'ascolto e' pari alla meraviglia.
Fabio

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Tortoise - TNT (Thrill Jockey, 1998)

Questo disco è la svolta "pop" dei Tortoise : dopo che il lavoro precedente aveva avuto un buon giudizio di critica, la musica si è fatta più accessibile, un pò come è successo nell'ultimo Gastr Del Sol; ma come in quel caso questo fatto non si è riflesso in un impoverimento di contenuti, ma in un avvicinamento alla struttura della canzone, anche se strumentale e di lunghezza sempre dilatata. Un altro cambiamento molto comune a musiche simili è l'avvicinamento ai suoni dell'elettronica dance, attraverso l'inserimento di pattern drum n'bass ed una buona dose di effetti, un esempio lampante è Almost Always Is Nearly Enough; ma la continua mutazione dei suoni di Tortoise non si ferma qui: spuntano qua e là anche melodie orientali, come sempre abilmente mescolate con una miriade di altri suoni ed influenze, come ad esempio in The Equator. In conclusione un bel disco, che anche se abbastanza inferiore ai precedenti, non manca di sorprendere ed affascinare, come succede di rado, ma spesso quando si ha a che fare con questa formazione veramente ispirata, dotata di una perizia stilistica che unita all'ottima produzione di John McEntire riesce a coinvolgere unendo semplicità e complessità.

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