Ida - The Braille Night (Tiger Style/Wide, 2001)

Non brillano tutte le stelle di questa nottata con gli Ida. Ancora una volta si confermano gruppo di classe. Gruppo che sa mischiare echi di country e indierock. Gruppo di outsider. Fantastici nello spingere ai limiti le intuizioni dei Secret Stars di Geoff Farina (Karate). Con batterie quasi spazzolate. Chitarre pizzicate o con strumming lenti e tradizionali. Anche qui ci troviamo di fronte, come nelle altre uscite, a bellissimi incroci di voci tra quella maschile e quella femminile. Vi chiederete quindi dove stia il problema. Quali siano le stelle offuscate in una notte che non prevedeva nuvole... Sono i maledetti riempitivi. In ogni disco degli Ida ci sono dei pezzi fantastici. Da brividi. Da perdere la testa. Da cantare con gli amici o da soli in casa. Ma in mezzo si annida la serpe dell'autocompiacimento. Del "che belle sonorità"... Del "vabbè non stiamo a scrivere un'altro pezzo, improvvisiamo su quel giro che avevamo mollato a metà". E così noi poveri ascoltatori ci troviamo a dover skippare tracce alla spasmodica ricerca di pezzi cantati, di voci, di tratti riconoscibili e familiari, che ci diano sicurezza... Quanto di meglio per una triste notte di inizio autunno. Emotività a dosi controllate, acusticismi lievi e non esasperati. Dei Low che non ti mettono a disagio, che ti portano a sognare senza lanciarti però nel tunnel della depressione. Non troppo country da essere classificati nel No Depression Movement. Insomma consigliatissimi, ma sarebbe bello che dal prossimo disco incominciassero a tagliare qui e là i pezzi più mediocri. O si danno alle stampe più EP o si fanno uscire meno dischi raggruppando i brani migliori.

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Ida - Will You Find Me (Tiger Style, 2000)

Will You Find Me degli Ida è il risultato bellissimo di un contratto mai andato a termine con la Capitol Records. Dopo tre dischi su Simple Machines e una serie di singoli per etichette indipendenti (i quali vedono, tra gli altri, la collaborazione di Geoff Farina e dei Superchunk), alla fine degli anni '90 gli Ida ebbero per la prima volta la possibilità di spendere più tempo in studio e di registrare con tutte le comodità che fino a quel momento gli erano sempre mancate. Il risultato di quelle session per la Capitol furono il delicato ed elegante Will You Find Me e il più sparso e casuale, ma non per questo meno bello, The Braille Night. Nel frattempo, il contratto con la Capitol veniva rotto per volere di entrambe le parti (la Capitol non sapeva come catalogarli, e gli Ida si trovavano a loro volta sempre più fuori posto a lavorare con una major), e dopo alcune curiose peripezie il disco veniva finalmente pubblicato per la allora neonata Tigerstyle nel settembre del 2000, seguito a ruota dopo qualche mese da The Braille Night. Will You Find Me è a mio parere il disco migliore degli Ida, un piccolo capolavoro di musica sofferta e delicata, un disco straripante di emozioni che sembra ricordarci ad ogni nota di come nel buio si possa sempre trovare una luce. Il suono è più pieno e dinamico dei precedenti album, ogni canzone necessaria come mai prima, e si avvale della preziosa collaborazione delle bravissime Retsin (Tara Jane O’Neill e Cynthia Nelson) e di Warn Defever dei My Name Is Alive. E’ un disco difficile da definire così come è difficile definire la musica degli Ida in generale, un disco che piacerà agli indie rockers così come agli amanti della musica emo e dello slow core, un folk pop raffinato e sentito che - e non potrei fare un complimento migliore - riesce a piacere anche alla mia vicina di casa cinquantenne che normalmente passa le proprie giornate ascoltando l’equivalente inglese di radio nostalgia. Down On Your Back è la canzone che apre il disco, un pezzo ipnotico e scarno in cui le voci di Elizabeth Mitchell e Daniel Littleton si intersecano con un risultato che provocherebbe brividi nella schiena anche alle persone più dure e disilluse; Maybelle e Georgia sono più sorridenti e luminose, pezzi ricchi e sognati che ti fanno vedere distese infinite di prati verdi e ti accecano con la loro bellezza insieme triste e felice; This Water è cantata da Karla Schickele (il cui altro gruppo, K, ha all’attivo uno split single con i Low) e racconta di una donna che attende che il mare le ritorni l’uomo che ama, mentre in Shrug e Past The Past Daniel trova lo spazio per usare a buon fine il feedback della sua chitarra. A cantare e scrivere i pezzi sono alternativamente Daniel, Elizabeth e Karla, tre voci bellissime e magiche che raggiungono il loro punto più alto quando si sovrappongono l’una con l’altra, mentre la strumentazione è un insieme ricco e complesso di pianoforte, violoncello e chitarre. Questo è disco tenero e fragile, eclettico e luminoso, e riuscirà a sciogliere il cuore di chiunque lo vorrà ascoltare. E’ un folk sensibile e delicato che sta da qualche parte nel mezzo sulla via tra i Low e i Retsin, un disco bellissimo e indimenticabile e la cui intensità può senza esagerare essere paragonata a quella di Fixed Water dei Sophia. Will You Find Me è un disco fondamentale, e gli Ida sono senza dubbio una delle band più valide in circolazione.

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