Karate - Unsolved (Southern, 2000)

Questo è il quarto disco della band, attiva dal '93. Ero molto curioso di ascoltarlo. Le recensioni che avevo letto sulle maggiori riviste del settore lo distruggevano abbastanza. Onestamente avevo paura di restare deluso. Ma così, fortunatamente, non è stato. Certo, non sarà al livello del loro primo omonimo disco, ma questo è il solito capolavoro, con i soliti pregi e difetti del terzetto…Si potrà rimproverare alla band di non essere più così originali, di non cambiare di una virgola il loro suono, di essere diventati prolissi al limite della noia con pezzi che superano anche i dieci minuti, ma a me questo disco piace, non so che dire… A differenza di come succede di solito, il gruppo non si è commercializzato, anzi si è evoluto diventando forse meno accessibile che in precedenza. Probabilmente solo lo zoccolo duro dei fans lo potrà apprezzare completamente, ma a chi importa?
Jazz come mai in precedenza, ancora più che nel precedente The Bed Is In The Ocean (in alcuni pezzi la batteria "spazzolata" e la chitarra squillante sono veramente impressionanti…), pezzi lunghi e i soliti testi meravigliosi. Sever vale da sola l'acquisto del disco: uno dei pezzi migliori del loro repertorio da sempre. Ritengo che Geoff Farina sia uno dei maggiori songwriter degli ultimi mille anni, senza esagerare. La sua voce è incredibile, sempre vicina alla stonatura senza mai essere fastidiosa, le sue parole introspettive e allo stesso tempo ermeticissime sono ancora una volta commoventi, provate a dare un' occhiata al booklet. Solo un genio può raccontare certe storie con tale semplicità e sensibilità. Non vedo l'ora che esca il suo nuovo disco solista. Lo scorso Usonian Dream Sequence mi ha accompagnato per un paio di inverni…
Aspettando che nevichi, mi godo questo ennesimo gioiellino...

Non conoscevo il gruppo dei Karate fino a qualche mese poi mi e' capitato
di ascoltare questo album e ne sono rimasto affascinato. Bellissimo album!
Da comperare secondo me!
Lorenzo

io li adoro... semplicemente non c'è un minuto della loro divina miscela jazz e blues
e rock che non sia essenziale... e in controtendenza con tutto il resto del mondo
trovo che il loro esordio sia il disco meno originale che abbiano prodotto...
Donatella

ho ascoltato per la prima volta questo gruppo e devo dire di essere davvero colpito,
dalla voce del cantante e dal suono in generale...
Gennaro

I Migliori.
In un panorama musicale moderno nel quale c'è tanta pochezza e sapore di già visto,
qui si sfiora la perfezione. 
Atmosfere fresche e essenziali.
Da comprare assolutamente.
Enzo

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Karate - Some Boots (Southern, 2002)

Ricordo ancora la sera quando Davide mi parlò per la prima volta dei Karate. Era il Dicembre del '97 e stavamo andando, con la mia macchina, ad una delle tante serate indie all'Area Zero (R.I.P.). Qualche giorno dopo andammo tutti a casa sua (mi sembra per una triste partita alla Playstation) e mise su New Martini da In Place Of Real Insight. "Emo-surf", diceva lui. Me ne innamorai. Non avevo mai sentito nulla del genere: musica tranquilla, melodica, sempre tesa e malinconica. Poi, quel pezzo, Today Or Tomorrow, posto in chiusura, era la canzone più dolce che avessi mai ascoltato. Nel giro di pochi giorni, non con poche difficoltà, mi procurai anche il precedente disco omonimo. Avevo la pelle d'oca ad ogni ascolto. Il loro sound era unico, morbido, perfetto per il periodo in cui mi trovavo (da poco tempo la mia fidanzatina dell'epoca si era fidanzata con uno squallido milanese dalle scarpe con la punta quadrata e il piumino nero). Il 24 marzo del '98 io e altri quattro amici andammo al Tunnel al loro concerto (la loro prima volta in Italia). Geoff Farina salì sul palco e disse "Hi, I'm Geoff Farina, and we're Karate". Non avevo fatto caso che il cognome dell'ormai mio cantante preferito era lo stesso della ragazza che poco tempo prima aveva spezzato il mio cuore. Pensai che tutto stava acquistando senso. Il concerto fu strepitoso. Da quell'anno li ho visti dal vivo altre tre volte, se non ricordo male, e sono rimasti uno dei miei punti fermi in ambito musicale. Sono usciti altri dischi, tra progetti solisti di Farina, Secret Stars ecc., ma ogni disco a firma Karate è stato un evento. Il loro sound, pur mantenendo un marchio di fabbrica inconfondibile (sono gli unici, insieme ai Fugazi, che riesci a riconoscere anche se non hai mai sentito il disco), si è sempre evoluto, aggiungendo ingredienti sempre diversi uscita dopo uscita: blues, jazz, prog, rock. Ecco, Some Boots è il disco Rock dei Karate. So già che molte persone storceranno il naso ascoltando i lunghi assoli che il buon Farina mette in ogni pezzo - sembra quasi lo faccia apposta, come dire: "lo so che non vi piacciono, ma non mi interessa, se non vi vanno bene andate pure ad ascoltare dell'altro" - ma siamo di fronte ad una band unica, dobbiamo rendercene conto. Un testo come First Release è qualcosa che lascia il segno, così come pezzi alla Corduroy, Airport e la sperimentale South. Se dovessi consigliare un disco con cui avvicinarsi alla band, probabilmente non direi questo, ma visto nell'ottica dell'evoluzione di un sound, resta l'ennesimo, commovente, capolavoro. Dimenticatevi gli assoli, tenete duro e non fatevi annoiare, il disco vi entrerà dentro e vi cullerà per tanto. Sì, perché i Karate non stancano mai.

Anche se molti fans non saranno daccordo, a volte penso
che i karate dovrebbero entrare in business più commmerciale,
perchè è un peccato che possano restare anonimi a molte
persone, in un mondo musicale che sta morendo e in cui
tuttavia si sente la voglia di riscoprire talenti veri e
originali come i componenti di questo fantastico gruppo.
Io li ho scoperti per caso, solo al loro terzo album; è
stata una scoperta che ha rivitalizzato il mio amore per
la musica, rilegato ormai ai soliti indimenticabili
classici del rock anni 70. Grandi!
Luca

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