Radar Brothers - And The Surrounding Mountains (Chemikal Underground, 2002)

Jim Putnam sa ancora scrivere canzoni che ti coccolano dolcemente e, allo stesso tempo, il suo modo di comporre si va affinando sempre più.
Il terzo disco dei Radar Bros è avvolgente come una coperta di lana e ci offre una manciata di brani i quali, pur conservando un'andatura slowcore intrisa di malinconia, volano alto, come le foto interne del booklet, scattate da un aereo che sovrasta proprio le limitrofe montagne.
Ed è per l'ampio respiro di queste docili melodie che l'album suona ancora più pop che i precedenti, permeato com'è da una vena lisergica e beatlesiana. Magari qui non ci saranno pezzi della portata di Shoveling Song oppure Open Ocean Sailing, presenti in quel capolavoro che era The Singing Hatchet, ma non è umanamente possibile non squagliarsi davanti a certe chitarre suggestive, sfasate e maestose insieme (You And The Father, Camplight e Sisters) o a quei quadretti tanto melliflui quanto evocativi (Rock From The Lake, semplicemente fantastica, e Morning Song), oppure ancora davanti a quelle sottili trame ipnotiche e a tratti psichedeliche (Mountains, Still Evil accompagnata da un'inquietante intro cantata al contrario).
Probabilmente il disco verrà bistrattato dallo Scaruffi. Intanto nel mio stereo gira e gira senza mai fermarsi.

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