Radar Bros - The Singing Hatchet (Chemical Underground, 2000)
Built To Spill - Keep It Like A Secret (City Slang, 1998)
Pavement - Terror Twilight (Domino, 1999)
Dopo l'omonimo (e pregevole) disco d'esordio Jim Putnam supera se stesso e ci "regala" un album splendido.
I brani scorrono dilatati, "alla moviola", senza mai risultare noiosi, anzi, riescono a fissare meglio quei dettagli che rendono una canzone memorabile (Shoveling Sons su tutte). Per i collezionisti di Neil Young e Beatles, così come per i nuovi "adepti" di Will Oldham, Grandaddy e Smog questo disco è imperdibile, o meglio, (già) un classico.
Arrivati al loro "difficile" terzo album i Built To Spill confermano sempre di più il loro ruolo di primo piano all'interno del panorama indie-rock americano, dopo l'uscita di scena dei Dinosaur Jr. e le voci di crisi presso i Pavement. Doug Martsch ha una gran dote: far sembrare semplici canzoni che nascondono ricercati passaggi chitarristici e continui cambi di tempo. La splendida You Were Right e Broken Chairs (dilatata nel finale) da sole valgono l'acquisto.
Ho cominciato ad amare l'indie-rock proprio con i Pavement e mi è difficile essere imparziale...cercherò di sforzarmi: in sostanza Terror Twilight è a mio avviso migliore del precedente Brighten The Corners, ma non raggiunge i picchi (d'altronde inarrivabili) dei primi tre albums. Questo è forse il loro disco più "accessibile", basta sentire l'iniziale Spit On A Stranger (?), la melodica Major League o la bellissima Ann Don't Cry per averne la riprova. I Pavement, comunque, al di là delle loro recenti infatuazioni (i grandi Belle & Sebastian), sono (pur) sempre i Pavement e anche stavolta si divertono a disorientare l'ascoltatore con le loro bislacche e geniali digressioni (Folk Jam e il pezzo forte dell'opera: la parte conclusiva di Billie). Purtroppo un pò dello spirito che pervadeva i dischi d'esordio è andato perso... Che sia questa la principale causa che (a sentire dalle voci) li vedrebbe sul punto di sciogliersi? Mah...

Motorpsycho - Let Them Eat Cake (Stickman, 2000)
Il disco "pop" dei Motor?... Sicuramente il più dolce dopo il memorabile e mastodontico Timothy's Monster del 1994.
Prendete la musica del trio norvegese e filtratela attraverso archi, fiati e pianoforte e avrete un album che supera le barriere dei generi musicali. Un disco sì delicato (come i fiori in copertina), ma che non perde un'oncia della psichedelia che da sempre contraddistingue il gruppo. Se The Other Fool è un rincorrersi di violini e violoncelli, Upstairs-Downstairs mi ricorda i Gastr Del Sol di Camofleur, mentre la strumentale Whip That Ghost sconfina nel jazz e nel post rock (i Tortoise si mangerebbero le mani): risultato affascinante!
Ma non è finita: in My Best Friend i Motor incontrano la melodia dei Belle & Sebastian e in Walkin' With J. rispolverano gli anni '70... Se poi preferite gli anni '60 niente paura: ascoltate Big Surprise e i suoi coretti "allucinati". Che dire, un 'esplosione di idee difficile da contenere in un solo disco, ma anche stavolta i Motorpsycho non deludono, anzi. A volte mi chiedo: che siano di un altro pianeta? (sentire la conclusiva 30/30 per credere).

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