Pedro The Lion - Winners Never Quit (Jade Tree, 2000)
Turning Point - 1988-1991 (Jade Tree, 2000)

Dopo un paio di EP (stupendi) e l'esordio It's Hard To Find A Friend, che riscosse un discreto successo circa un annetto fa, ecco qui il secondo album della band di David Bazan, che qui suona tutti gli strumenti. I pezzi sono le solite ballate, un po' crooner, un po' Will Oldham che hanno caratterizzato il loro stile ormai da tempo, anche se in un paio di casi sono un po' più "tirati" … Solito capolavoro. Comprate a scatola chiusa tutto ciò che trovate sotto il marchio P.T.L. Non ve ne pentirete… Per la cronaca, presto dovrebbe uscire un libro di racconti dello stesso Bazan (i testi delle canzoni sono vere e proprie storie), mentre è già nei negozi un miniCD - un po' costoso, a dire la verità - intitolato Progress, con due inediti e due live…ne vale la pena, comunque…
I Turning Point sono stati uno dei gruppi più importanti della scena Straight Edge della fine degli anni '80. Questo CD raccoglie tutti i pezzi mai registrati dal gruppo, compresi un paio di radio sessions e live con pezzi inediti. Si passa dal puro HC SxE stile '88 del demo e del 7"(vera e propria pietra miliare del genere) e dell'album all'HC più melodico dello split con i No Escape, testamento del gruppo (i pezzi inediti registrati dal vivo nel '91 sono dei capolavori). Eccezionale pure il booklet con storia, testi e foto. Assolutamente da avere, se capite qualcosa di hardcore-punk. Fan di NoFX e LagWagon, statene lontani. Qui siamo proprio su un altro pianeta. Siete avvertiti…


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Pedro The Lion - Control (Jade Tree, 2002)

Sono un fan. Non so che farci, ma "purtroppo" sono un fan di Pedro The Lion. "Purtroppo" perché da un paio di album a questa parte David Bazan (che questa volta non fa tutto da solo ma si fa aiutare da Casey Foubert) sembra aver perso la vena creativa migliore. Già Winners Never Quit, pure essendo un gioiellino, era apparso leggermente sotto tono, soprattutto dopo le tre prove precedenti (due EP ed un album a dir poco perfetti) e le speranze di trovarci di fronte ad un nuovo idolo dell'indierock. Control, se vogliamo, è sullo stesso livello: immenso, se lo confrontiamo con il resto delle uscite del genere, anche passate, ma deludente se lo mettiamo in relazione con It's Hard To Find A Friend. I testi sono sempre gli stessi, probabilmente i migliori in circolazione, la voce è meravigliosa, ma i pezzi che rimangono in testa sono pochi (Options, Rapture, Indian Summer e Priests And Paramedics) e per la per la prima volta Bazan scrive anche delle canzoni "inutili", anche se non brutte (Progress, Magazine e Second Best su tutte). Preso in valore assoluto, Control è un gran disco, ma se lo vediamo come l'ultimo disco del miglior songwriter della nostra generazione, conquista a malapena la sufficienza. Il voto finale in stelline è dato da una media, non posso fare altrimenti.

Concordo su ogni punto della recensione e vi aderisco in pieno!
Trovo che Bazan non abbia fatto un gran affare a volersi affrancare dalle
prime esperienze, terse e delicate, per avvicinarsi con Winners never quit
a sonorità più tese, decadenti e, se mi passate l'aggettivo, 'malate'.
E' curioso: io in principio credevo, non conoscendo le date di pubblicazione,
che It's hard to find a friend fosse l'ultimo album! Invece ho scoperto poi,
con una certa dose di sconcerto, che quella che io consideravo la sua
opera più matura e risolta era invece la prima..
In effetti la ricerca di una maggiore compattezza sonora da un lato e di
un'evoluzione del sound verso tonalità sempre più depressive dall'altro,
ha prodotto più un'involuzione che un'evoluzione. Con Control il discorso
sembra addirittura complicarsi: l'incedere sonnolento, al limite della
catalessi, dell'album, provoca una sensazione di progressivo sgonfiamento,
e alla fine, quasi quasi, verrebbe da tirare un sospiro di sollievo: "meno
male che smette di lamentarsi, 'sto povero ragazzo!". La tensione chitarristica,
all'inizio portentosa, deflagrante, lascia spazio progressivamente al dondolio
sconsolato della pur stupenda voce di Bazan, che però sembra davvero arrivato
con quest'album ad un'impasse. Temo farà fatica ad uscirne.
E' un peccato, attendevo con una certa trepidazione questa nuova uscita:
è vero però che si tratta di un album dignitosissimo, e non avessi sentito gli
altri forse griderei al miracolo.. 
Alberto Muffato

Sono d'accordo con Federico, mio acerrimo nemico a distanza.
Control non è in linea con il grande "it's hard to find a friend" ma la crescita
di David è evidente.Adoro control per la sua forza elettrica che forse mancava prima.
Vedendo il concerto a Bologna poi,e parlando con lui, ho capito che abbiamo a che
fare con un grandissimo.Pezzi come "rapture","options" ,"priests and paramedics"
sono un qualcosa.I pezzi "inutili" non lo sono poi cosi' tanto anche se avremmo
preferito qualcos'altro. Cmq scrivo solo per dire che "pedro the lion" è eccezionale.
Luca

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Pedro The Lion - Achilles’ Heel (Jade Tree, 2004)

E così Control mi aveva parzialmente deluso, si diceva qui sopra: i tempi di It's Hard To Find A Friend erano lontani, Dave Bazan sembrava aver voluto evolvere la sua scrittura perdendo la vena creativa dei tempi migliori, relegandolo nell'angolo dei tanti (troppi) che scrivono "bellissime canzoni", ma nulla più. Achilles' Heel arriva in questa primavera a rivoltare le carte in tavola: trattasi, in breve, del suo lavoro migliore dai tempi del debutto. Il contributo di TW Walsh (autore di un pezzo e coautore di un altro, strumentista ed "engineer" in tutto il disco) pare quindi decisivo, quando si ascoltano, di fila, canzoni del calibro di Bands With Managers, Foregone Conclusions e The Fleecing, tra le sue migliori di sempre. E così arrivano ancora Transcontinental, con il fantasma di Evan Dando a scrivere con la penna del nostro christian rocker preferito, A Simple Plan, che sembrerebbe presa la continuazione naturale di quel capolavoro di canzone che fu Big Trucks (da It's Hard To Find A Friend) e Start Without Me (scritta, appunto, da Walsh), anch'essa a confermare per l'ennesima volta che il monicker Pedro The Lion è un marchio di garanzia, ora più che mai, in una scena indie rock ormai stabilizzatasi in una compiacente mediocrità.

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