100 Pets - Easter Songs (Pickled Egg, 2001)
Bablicon - A Flat Inside A Fog; The Cat That Was A Dog (Pickled Egg, 2001)
Need New Body - S/T (Pickled Egg, 2001)
In collaborazione con la tedesca Rewika esce su Pickled Egg questo debutto dei Brighton-iani 100 Pets. Registrato in un appartamento che stava proprio sopra una camera mortuaria (almeno così i vicini non si sarebbero lamentati) con un quattro piste e pochi microfoni, il disco è un perfetto esempio di nobile semplicità e quieta grandezza (si vede che ho studiato). Le influenze? Palace Brothers, Nick Drake, Low, Galaxie 500 ma anche un bel po' di Wyatt e di Canterbury... I tre quarti d'ora più rilassanti degli ultimi tempi. Further Away è un pezzo splendido. Un disco che potrebbe diventare un "classico".
Concepita come un doppio album , questa terza opera dei Bablicon da Chicago conferma i pregi e le qualità che li hanno portati ad essere una delle realtà più interessanti di quell'avanguardia sonora che proviene proprio dalla città del vento. La prima parte, A Flat Inside A Fog, comprende sei pezzi: jazz, classica contemporanea, improvvisazione e, appunto, avant-rock. Il tutto in un pentolone tipicamente pop. Dalla traccia sette in poi entriamo nella seconda parte, quella che racconta di quel gatto che una volta era un cane. Dieci pezzi, in cui la ricetta non cambia: il solito patchwork di suoni e generi e influenze, piccole colonne sonore per altrettanti cortometraggi muti. Carino, senza dubbio suggestivo.
I Need New Body nascono dalle ceneri dei Bent Leg Fatima, da Philadelphia, autori di un'art-rock psychedelico e decisamente malato. E quello che suonano questi NNB è più o meno lo stesso: sperimentazione art-rock diluita in ventidue tracce, con cameo di membri di Bablicon e di un'altra mezza dozzina di bands. Alla fine riconosco che questo è un bel disco, pezzi più orecchiabili (anche se infinitamente inascoltabili, il contrario esatto di easy listening), e pezzi del tutto inaccessibili, freejazz, rumore, ritmi industriali (ma in ottica "leggera", in un certo senso). Hanno parlato di Faust, Boredoms, Ruins, Amon Duul, Capt. Beefheart, e si capisce perché. Un po' troppo cervellotico. Alla fine mi è venuto il mal di testa. D'estate preferisco roba più leggera. Scommettiamo che comunque troverete chi se ne innamora? (Tenete conto che nella valutazione in primavera un disco così guadagna automaticamente una stellina...)

Haymarket Riot - Wax! (Divot, 2001)
The Kiwi Waltz - S/T (Divot, 2001)
Rollo Tomasi - He Who Holds You EP (Divot, 2001)
Primo ascolto: sconcertante. Al limite del plagio. Questi Haymarket Riot plagiano talmente i Fugazi (la migliore band di tutte le ere, intendo) che mi verrebbe voglia di denunciarli. Secondo ascolto. I quattro pezzi cominciano a prendere vita propria, grazie anche ad una melodia (emo?) un po' nascosta che necessita di un po' di tempo per essere assimilata. Alla fine mi piace pure. Certo, preferisco Ian e Guy, ma in fondo i ragazzi sono pure onesti e ci sanno fare. Le grafiche e le foto sono bellissime. Ex-Traluma.
The Kiwi Waltz: emo-college che vorrebbe essere originale, ma alla fine, forse a causa di una produzione bruttina, risulta non decollare mai. Peccato, perché le idee sono buone e più che carine. I due (un ex-Compound Red ed un ex-Traluma/Haymarket Riot) ci sanno fare, i pezzi non sono neanche male e la voce è discreta. Solo che il suono è tutto compresso. Mah... in fondo lo sto ascoltando da tre giorni... La sufficienza la passa di misura.
EP di debutto per Rollo Tomasi, due ex-Traluma (in passato su Caulfield) all'insegna di un post-hc a tratti molto DC. Mi piace e mi ricorda molto i Girls Vs. Boys. Ribadisco quello che ho scritto per altri dischi: non sono molto in vena ultimamente di ascoltare tante cose cervellotiche e rumorose, ma questi sanno suonare eccome. Il basso pulsa in tutti i pezzi e la batteria è sempre precisa. Sandler ha pure una bella voce. Bello: aspetto il disco.

Brass Knuckles For Though Guys - Noise Man Kills Him (Divot, 2001)
Hero Of A Hundred Fights - The Remote, The Cold (Divot, 2001)
The Sky Corvair - Unsafe At Any Speed (Divot, 2001)
Brass Knuckles For Though Guys suonano post-hc caoticissimo, al limite con il noise e con il math. Claustrofobicissimo, reso digeribile solo dalla relativamente breve durata del dischetto. Dopo lo scioglimento, alcuni di loro sono finiti negli Hero Of A Hundred Fights ed in American Heritage. Il CD è enhanced e contiene sette mp3 più un po' di altre cose sulla Divot. Non male.
Quattro soli pezzi registrati dall'egr. sig. Steve Albini per la terza prova degli Hero Of A Hundred Fights. L'hc è caoticissimo, reso ancora più complesso dall'utilizzo di due voci, una screaming ed una un po' più melodica, poi melodiche tutte e due poi di nuovo urlate... non male. Le chitarre e la batteria eseguono un ottimo lavoro intrecciando trame e figure anche troppo complesse. Non è proprio la cosa che mi va di ascoltare ultimamente, ma devo riconoscere che non è affatto male.
Esce finalmente ristampato l'album di The Sky Covair, "supergruppo in fasce", nel senso che quando esistevano nessuno dei suoi membri era ancora famoso. Ma ne hanno fatta di strada: Bob Nanna, per esempio, è finito nei Friction, poi nei Braid (quanto li amo) e adesso in Hey Mercedes, Tim Kinsella in Cap n' Jazz, ma sta spopolando nella scena post-rock con Joan Of Arc e vari progetti solisti. Ma che cosa potevano suonare costoro nel '94? Emocore, di quello ancora agli albori, suonato non benissimo ma con tanto cuore, cantato stonatissimo (in questo Kinsella non è migliorato neanche un po', anzi...) ed abbastanza dissonante. Ma un pezzo come Swallow Water merita di essere ricordato. Perfetto. Potrebbe essere inciso dall'ultima band del momento. Alla fine il loro math rock acerbo risulta gradevolissimo, non sente il peso degli anni e mi lascia in camera mia a fare air guitar, cantando ancora più stonato che il buon Kinsella.

AA.VV. - The Silence Is In My Heart - The Emo Diaries Chapter VI (Deep Elm, 2001)
Hundred Hands - Little Eyes (Deep Elm, 2001)
Solito discorso per le scorse edizioni: ottime bands e ottimi pezzi, ma sono tutti talmente simili che potrebbero essere tutte la stessa canzone (con poche eccezioni, che alla fine risultano essere i pezzi migliori). Aprono i Southpaw con un pezzo carino, così come fanno i texani Lewis, poi i Benton Falls (sta per uscire un loro disco su Deep Elm, state all'occhio), pezzo migliore del disco, poi Stuart dalla Svezia (non c'è male), Dear Diary, senza infamia e senza lode, Barcode, anche loro svedesi e bravini, ma la sorpresa sono i modenesi Hangin On A Thread: il loro disco non mi faceva impazzire, ma il pezzo qui presente, a parte il mixaggio che lascia un po' a desiderare, è veramente buono. E un po' più duretto dei compagni di disco, cosa che non guasta... Tocca agli Andherson, belli ma già tanto sentiti, Honeysuck Serontina (bel nome...) con il solito pezzo alla "emodiares", i nipponici Naht, con un bel violino, i Dead Red Sea ed i Desert City Soundtrack a completare l'opera. Il bignami dell' "emo minore che potrebbe diventare famoso".
Aaron Pillar e Christopher Crischi degli Appleseed Cast si dilettano in questo Hundred Hands, side-project in attesa dell'uscita del disco nuovo. Ma onestamente il suono non è che cambi tantissimo: "emo", in tutto e per tutto, solo che qui è tutto più rallentato rispetto agli Appleseed Cast. Non è malaccio, anzi, solo che di gruppi che suonano così ce ne sono a migliaia (e gli A.C. sono senz'altro tra i migliori), ma sei pezzi così sono poco più che superflui: chitarre reverberate, batteria lenta, voce straziata... Sì, mi piacciono, ma...

Terminal 4 - S/T (Truckstop, 2001)
The Lofty Pillars - Amsterdam (Truckstop, 2001)
Il violoncellista più attivo della scena indie americana (Freakwater, Lofty Pillars, Manishevitz, Simon Joyner, Bobby Conn, US Maple, Smog, Superchunk, God Is My Co-Pilot, L'Altra, Chris Mills, Flying Luttenbachers, Bosco, Jorge, Lake Of Dracula, Boxhead Ensemble e chi più ne ha più ne metta) si propone con questo nuovo progetto: Terminal 4. Quaranta minuti di musica atmosfericamente indefinibile: violoncello, chitarra (Ben Vida, Town & Country) , tromba (Jeb Bishop, Vandermark 5), e contrabbasso (Josh Abrams). Perfetta per studiare o per una colonna sonora di un raffinato thriller in bianco e nero. Meditativo ed allo stesso tempo ascoltabilissimo. loro si definiscono pop. Io li definirei anche jazz (vedi soprattutto She Caught Herself, con la bella voce di Terria Gartelos), altri li definierbbero musica da camera. In ogni caso Duke Ellington, Edith Piaf e Curtis Mayfield tra i ringraziamenti fanno pensare...
Più che Amsterdam lo avrei chiamato "Paris", visto che è quello di una Parigi sotto la pioggia lo scenario che mi viene in mente ascoltando questo gran bel disco di The Lofty Pillars. Michael Krassner (anche lui come il prezzemolo ha collaborato un po' con tutti) si supera: un'ora di musica talmente europea da essere registrata con metà della scena di Chicago. Incredibile. Gli Smog all'ultrarallentatore con un cantato più melodico e meno parlato, che mai cade nella lagna. Mi piace veramente tantissimo, sebbene questa non sia la stagione più idonea per un disco del genere. Ma i miei genitori apprezzano tantissimo (e chi lo avrebbe dubitato, visto che ultimamente nel mio stereo passavano solo i Minor Threat o i Gorilla Biscuits): grazie ancora alla Truckstop per un piccolo, piccolissimo capolavoro come questo.

Boxhead Ensemble - Two Brothers (Truckstop/Atavistic, 2001)
TW Walsh - Blue Laws (Truckstop, 2001)
Ringrazio una certa ragazza per avermi fatto tornare triste in questo noiosissimo periodo estivo. E ringrazio Andrew Sopko di Truckstop per avermi inviato il disco adatto per accompagnare le mie calde serate ansioso-depressive sul mio letto circondato dai miei orsacchiotti. L'altra sera, per esempio, mi sono messo a leggere un libro di racconti di fantasmi che mi aveva prestato il mio amico Sandro un po' di tempo fa. Chissà perché come soundtrack decido di mettere su questo disco. Alla fine avevo davvero paura. Paesaggi rumorosamente eterei, guidati da archi e chitarre lontanamente dissonanti, sottofondo per inquietanti storie o colonna sonora di lunghi viaggi in treno. Questo è quello che mi fa venire in mente il nuovo capolavoro del Boxhead Ensemble (frutto pure questo della geniale mente di Michael Krassner). Non lo consiglio a tutti (ci mancherebbe: il pop è su un altro pianeta), ma per i post-rockers più accaniti (e ne conosco tanti) questo è il disco ideale.
Deve essere una gran bella compagnia di amici, quella di David Bazan (aka Pedro The Lion), Damien Jurado e TW Walsh. Tutto quello che producono entra di prepotenza nella storia del (nuovo) cantautorato americano, tanto influenzato dall'indie-rock quanto dal sound più tradizionale. E' il caso di questo secondo disco di Timothy William Walsh, dopo l'esordio su Made In Mexico di un annetto fa. Come l'amico Pedro The Lion suona tutto lui: chitarra, piano, tastiere, basso e batteria. Occasionalmente si fa aiutare da Frank Padellaro di Pernice Brothers e Scud Mountain Boys. Fatto sta che non riesco a smettere di ascoltare questo piccolo capolavoro. Un disco minore, certo, ma talmente minore da offuscare tutte (o quasi) le uscite "importanti" dell'anno. Semplice, pop quento basta, minimale e ben arrangiato. Adoro questa roba. il problema è che nove pezzi sono troppo pochi. Giuro che questo è il primo disco che mi capita di mettere in repeat da quando ho un lettore CD in casa. Un disco onesto, senza pretese (come un vero capolavoro deve essere), per gli amanti del "basso profilo" anche nella musica. Della serie: mi sono innamorato di un disco.

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