Mick Harris

Credo che uno come Mick Harris non abbia bisogno di presentazioni, se non per aver suonato in Napalm Death, Scorn e Painkiller e per il fatto di aver collaborato con gente come John Zorn, Yamatsuka Eye, Bill Laswell, Justin Broadrick, Almamegretta, Eraldo Bernocchi, una lista a dir poco impressionante (se le grandi cifre non vi spaventano fate un occhiata alla sua discografia). Verrebbe da dire "Mick furore di Dio" ricordando un vecchio Herzog: l'opera di certe persone è talmente colossale da non sembrare umana, ma basta leggere l'intervista per capire che fortunatamente mister Harris nonostante tutto è fatto di carne ed ossa.


Sodapop: Prima di tutto una domanda ovvia: quando hai incominciato a suonare uno strumento e qual è la scintilla che ti ha trasformato in un appassionato di musica? Ricordi quando hai iniziato a pensare che sarebbe potuto diventare qualcosa di più importante di un hobby?
Mick: È stata una batteria presa a sedici anni, mi pare che fosse il Marzo del 1984. Un mio amico mi aveva detto che gli serviva un batterista per una band "psychobilly", mi ricordo che una sera in un parco mi chiese se mi avrebbe fatto piacere suonare con lui, io gli dissi che non avevo mai suonato la batteria prima ma avrei potuto provarci, lui sapeva che io ero interessato al punk, all’hardcore ed alla musica alternativa in genere e con la mia personalità iperattiva sarei stato la persona adatta. Mi procurò un paio di bacchette e prenotò una sala prove per suonare i pezzi che aveva composto. Era un gran casino! Ma c’era dell’energia ed in poche settimane suonavo la batteria nel modo che gli piaceva, lui non aveva in mente un nome per il progetto e io gliene proposi uno che gli piaceva: Martian Brain Squeeze. Il nome veniva da una punk band canadese che mi piaceva molto all'epoca e che si chiamava The Neos, loro avevano questo EP intitolato The Hassiban Gets The Martian Brain Squeeze. Dopo circa due mesi decidemmo di registrare un demo, così andammo in uno studio dove c’era un quattro tracce (l’originale Richbitch studios) e registrammo due diversi demo che consistevano in quattro tracce riprese in due o tre ore di sessione, facemmo due concerti con un bassista e smettemmo molto presto. Io avevo ancora voglia di continuare a suonare la batteria così mi fu chiesto di unirmi ad una punk band che si chiamava Anorexia, un four piece sullo stile dei Disorder, Chaos U.K., etc... All’interno del gruppo c’erano anche Dave Cochrane (Head of David, Ice, etc.) e continuammo a suonarci fino all’ 84/85 in cui entrambi ci stufammo. Dave ebbe l’occasione di entrare negli Head of David ed io invece incominciavo ad interessarmi sempre di più ad un gruppo locale che si chiamava Napalm Death e chiamai per vedere se mi volevano come cantante, ma non se ne fece nulla, nonostante ciò presto divenni amico di Justin Broadrick e per il Dicembre dell’85 mi chiesero se volevo entrare come batterista. Io sono cresciuto ascoltando musica punk verso la fine dei Settanta e successivamente hardcore nei primi anni Ottanta, poi di seguito molta altra musica indipendente che sentivo grazie al mitico show di John Peel che andava in onda dal lunedì al venerdì sera fra le dieci a mezzanotte sulla BBC. John Peel mi permise di accedere a molta buona musica e comunque non avrei mai e poi mai pensato che sarei finito a suonare.
S: Ci sarebbe gente che si sentirebbe soddisfatta avendo fatto l’uno per cento di ciò che hai fatto, ma tu ti senti soddisfatto?
M: Io continuo semplicemente ad andare avanti cercando nuove idee e nuove sfide, sono felice di certi progetti e meno di altri, daltronde ce ne sono stati così tanti e gli anni sono passati così in fretta...
S: Probabilmente insieme a Justin Broadrick, Kevin Martin e James Plotkin tu sei stato uno dei personaggi più rappresentativi della cosiddetta scena industriale e post-industriale. In quale modo pensi di aver influenzato la musica contemporanea (dato che penso tu l’abbia fatto)?
M: Non credo di poterti dire se ho influenzato qualcosa realmente, forse qualche musicista, ma alla fine siamo tutti influenzati da diverse arti e da diverse situazioni che ci stanno intorno.
S: Sei ancora in contato con qualcuno di loro?
M: Beh, purtroppo non vedo o sento più nessuno di quelli che hai citato.
S: Perché Nick (Bullen, l'altro fondatore degli Scorn) ha lasciato il gruppo (gli Scorn)? È stata una separazione dura?
M: Fece dei casini tempo fa, ora lo sa anche lui. Di certo una separazione fa male e mi fece arrabbiare a suo tempo, ora però sono più vecchio e l’ho perdonato, credo che la vita in certi momenti ci crei ogni tipo di problemi. Penso che sia un peccato perché non abbiamo raggiunto l'apice di ciò che potevamo fare insieme, stavamo ancora sperimentando con le idee e le cose dovevano ancora maturare.
S: Che tipo di approccio hai quando inizi a lavorare ad un progetto? Adotti diversi modi di procedere a seconda della situazione oppure hai difficoltà a separarti dal tuo stile personale?
M: Guarda, accendo le macchine e inizio a cercare di focalizzare le idee che ho in testa e prendo da lì, di solito se inizio con una traccia ritmica di seguito creo le linee di basso, dopo i “drones” atmosferici, e così via fino all’editing dei diversi suoni che ho creato e non mi fermo fino a quando non ritengo di avere spunti a sufficienza per poter lavorare. Io ho da parte molte banche di suoni con cui iniziare a creare un pezzo, ne cerco sempre di nuove da ciò che sento ogni giorno attorno a me e che possa essere manipolato attraverso le macchine.
S: Quali sono le tue principali influenze e quali musicisti ti hanno influenzato maggiormente?
M: Amo la musica ed i suoni che hanno passione, fuoco o energia con la quale possa trovare una connessione, amo le canzoni con un "beat" che suoni arrabbiato, certamente adoro i suoni oscuri, ma amo anche i suoni delicati che comunque credo non siano necessariamente distanti. I Discharge nel 1980 erano stati una vera e propria esplosione sonora per le mie orecchie, la loro rabbia a la loro energia mi influenzano ancora. Miles Davis è stata una grande fonte di ispirazione, tanto come John Coltrane, ma anche Brian Eno e John Hassel. Molto mi di ciò che mi accade ogni giorno mi influenza, come ad esempio la famiglia e cose simili, tutto ciò ha un impatto per forza di cose.
S: C’è qualche stile musicale che non hai mai suonato e con cui ti piacerebbe cimentarti? Ricordo che ascoltavi quasi di tutto, c’è qualcosa che non suoneresti mai e perché?
M: No, non c’è nulla che non suonerei mai a priori, se qualcosa mi piace per me può essere più che sufficiente, se ci posso trovare del fuoco e dell’energia allora per me è ok.
S: Pensi che ci sia qualcuno verso cui ti ritieni debitore per la direzione che stai percorrendo?
M: Io non devo nulla in generale, probabilmente è l’opposto, ma non importa ora.
S: Ti è mai capitato qualcosa che ti ha fatto riflettere a fondo sugli effetti della natura sulla tua musica?
M: No, in generale come ho detto ciò che mi fa riflettere sono le memorie infantili.
S: Penso che sia ovvio che con una carriera musicale come la tua ti avrà imposto tutta una serie di rinunce e di sacrifici, che cosa cambieresti potendo tornare in dietro?
M: Difficile dirlo, credo che di sicuro cambierei molte cose se potessi tornare indietro, ma alla fine sono ciò che sono e questa è la vita: Abbiamo un cammino da seguire e io lo devo seguire con cura, qualche volta ho fatto dei grossi errori, ho lasciato andare troppo la bocca. Sono una persona molto passionale con una personalità molto iperattiva e ad alcune persone questo modo di essere ha causato dei problemi. Mi sono chiarito molto spesso e ciò ha fatto arrabbiare molti per le parole che ho utilizzato. Devi sapere che a volte non sono la persona più razionale di questo mondo e non penso sempre sufficientemente prima di parlare. La mia famiglia ha sicuramente sofferto e avrei dovuto essere molto più attento riguardo a molti affari che ho fatto, avrei dovuto pensare di più al futuro e alla sicurezza dei miei figli (due bambini ed una bambina), ma qualche volta devi semplicemente farti carico delle cose e andare avanti e questo è ciò che ho fatto. Il casino è ora che devo andare avanti in questo modo.
S: Potresti dirmi di più circa alcuni progetti nei quali sei coinvolto al momento?
M: Beh è tempo di incominciare una nuova registrazione degli Scorn, dato che sono passati almeno tre anni dall’ultima in studio ed è giunto un momento in cui sento che si tratta di una nuova sfida. Gli Scorn sono una cosa molto personale per me, ho molte nuove idee e voglio incominciare a lavorarci appena possibile. Ho avuto alcuni problemi di testa che mi hanno offuscato la vista, ma ora mi sento molto più forte e ho voglia di creare nuovamente. Non ho creato molto durante gli ultimi due anni, ho nuove idee anche per Lull, il mio progetto ambientale e ne ho anche per Quoit e cioè il mio progetto più ritmico. Di recente ho anche fatto alcuni concerti ed è stato un buon impulso: mi piace devastare le casse di un impianto, è molto divertente. Vedremo che succederà, una cosa sola è certa, non me andrò e chiunque lo desideri se lo può scordare. Grazie ancora e voi sapete a chi mi riferisco. Peace, Mick Harris.

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Questa intervista è uscita in lingua inglese su Chain DLK www.chaindlk.com, che ringraziamo per la cortesia.