Sebadoh

"Voglio diventare come Thurston Moore".
- Lou Barlow

Premesso che i Sebadoh hanno avuto per me un' importanza enorme, spero mi perdonerete gli eccessi di entusiasmo o le critiche al vetriolo che troverete leggendo questa poco obiettiva monografia.


Discografia

Album: EP:
Si poteva prevedere che due personalità egocentriche come il taciturno J Mascis e il complessato Lou Barlow non potessero durare a lungo nei Dinosaur Jr, da qui la svolta: Lou esce dal gruppo e fonda i Sebadoh firmando nel 1989 un contratto con la Homestead, da allora la parentesi con i Dinosauri per lui non sarà altro che "acqua passata" (sue testuali parole).
Incontenibile, eccessivo come la sua creatività, Lou non ci mette molto a farsi dei nemici, in primis Helmet e Lemonheads; ancora adesso, dopo dieci anni cerca di evitare in tutti i modi il "despota" Mascis:
"A lui non piacevo - dichiara ad una intervista su Rumore - cioè a J. non piacciono un mucchio di persone, adesso forse è cambiato, ma tanti anni fa era giovanissimo e molto arrabbiato...pensare che avevo cominciato a suonare a sedici anni in un gruppo hardcore proprio con lui..."
Il suo talento compositivo comunque è innegabile, lo si era già notato, seppure a livello embrionale, nel lontano 1987 in quel fragoroso capolavoro dei Dinosaur Jr che era You're Living All Over Me dove alle geniali e sghembe distosioni di J, Lou contrapponeva nel dilatato pezzo Poledo una vena più intimista, più "implosa", a tratti inquietante e psichedelica, tutto ciò servendosi di una chitarra acustica, di un quattro piste e della sua voce ("Lou & Lou alone in his room" si legge sotto la track).
Disponendo di una sua band con Jason Loewenstein alla chitarra e Eric Gaffney alla batteria, il nostro loser farà finalmente proprio questo suo modo di scrivere e arrangiare le canzoni, a tratti spartane e sofferte, a tratti brutali ma sempre pervase da quello spirito di autoindulgenza adolescenziale e di innocente ribellione.
Occorre tuttavia non confondere questo minimalismo sonoro, quasi assolutamente privo di qualsiasi concessione ad un eventuale arrangiamento o produzione, con la bassa fedeltà con cui per scelta (o necessità...non so bene) sono state registrate le prime cose dei Sebadoh, ovvero The Freed Man, album raccolta di materiale vario caratterizzato da - come dice Piero Scaruffi - "brevi esercizi domestici registrati quantomeno approssimativamente nel soggiorno di casa"; il più strutturato Weed Forestin'; e III, dove Barlow, senza rinunciare alle minute composizioni acustiche e ai suoi gemiti depressi, rifinisce meglio anche la forma delle sue composizioni.
Sul mercato europeo escono poi nel 1992 due EP, Sebadoh Vs Helmet e Rocking The Forest, uniti in seguito in un mini-album: è qui che spiccano l'inno giovanile Gimme Indie Rock, caratterizzata da una spontanea irruenza punk-garage, la ballata-filastrocca It's So Hard To Fall In Love, la splendida Vampire e Brand New Love, che insieme a ...Burned confermano (se ce ne fosse ancora bisogno) che Lou Barlow è un songwriter d'eccezione, il lato romantico della formazione, al contrario di Loewenstein più consono a sonorità eclettiche, quanto a momenti di pura follia hardcore-garage (Cry Sis). Il macigno nello stagno è stato lanciato nel 1993 con Bubble & Scrape per la Sub Pop, uscita esaltata dalla critica che conferma i Sebadoh (insieme ai Pavement e Dinosaur Jr.) come assi portanti del panorama indie-rock.
Indubbiamente l'album presenta vere e proprie perle come l'ammaliante e melodica Soul & Fire, l'acustica e straziante Happily Divided composta e cantata da Jason (in un momento particolarmente ispirato si direbbe) e la ballata evocativa Think (Let Tomorrow Bee) in cui Barlow duetta con la voce di Seana Carmody (Swirlies) in una disperata canzone d'amore. C'è inoltre un pezzo dedicato alla masturbazione: Homemade... Ma questo è puro gossip. Tuttavia, nel complesso, a mio parere non è questo il capolavoro del gruppo a causa dell'eccessivo permissivismo di Lou che concede al batterista Gaffney troppo spazio; per carità, le divagazioni e improvvisazioni psichedeliche di Eric hanno il loro fascino (Fantastic Disaster, Telecosmic Alchemy), ma poco si intonano con le melodie pop incantevoli e suggestive firmate Barlow: ne esce così un disco poco compatto, a tratti geniale, a tratti irritante. La vera maturità della formazione arriva con Bakesale, capolavoro assoluto del gruppo, il classico album da isola deserta che non mi stancherò mai di ascoltare.
Il batterista Gaffney ha lasciato il posto al più azzeccato Bob Fay e si sente: il disco è più omogeneo ed anche se arrangiato (un pò) meglio il suono rimane sempre scarno (voce, chitarra, basso e batteria. Nessun'altra concessione), trasmettendo un turbine di emozioni indescrivibile.
E' qui che Lou offre la sua miglior prova di specialista in canzoni d'amore," quello - per dirla come Cesare Lorenzi - che decine di adolescenti hanno ascoltato per anni nella propria cameretta perchè raccontava con disarmante semplicità le incomprensioni di coppia".
La formazione di Boston snocciola quindici canzoni che nella loro straordinaria semplicità melodica evocano una malinconia tale che, forse, solo i Grandaddy o i Pavement più riflessivi hanno saputo eguagliare (Not A Friend e Togheter Or Alone, per citarne alcune, sono pezzi senza tempo).
Lo stesso Jason si dimostra in grado di reggere il confronto con Barlow sfornando grandi songs (Careful, Got It e Not Too Amused).
Due anni dopo esce l'atteso Harmacy, titolo che si riferisce alla foto di copertina raffigurante un'insegna difettosa di una farmacia irlandese. Si tratta di un album pregevole, ma che non raggiunge i livelli del precedente forse perchè, al pari di Bubble & Scrape, si presenta poco coeso: sicuramente ciò dipende dal fatto che stavolta Lou si è limitato a scrivere otto canzoni sulle diciannove presenti.
E' comunque una gran bell'uscita contenente gemme rare di pop cameristico (Ocean, On Fire, Too Pure e Perfect Way), anche se Loewenstein a volte torna a stupirci con bizzarri strumentali e sembra aver perso (di nuovo) un pò del suo smalto.
Intanto Barlow si dedica a progetti paralleli come valvola di sfogo per le sue pulsioni folk-punk (Sentridoh) e, recentemente, dance-pop (??!!) con i Folk Implosion; ed è proprio con quest'ultimo gruppo che, assieme al compagno John Davis, nel 1996 darà alla luce Natural One, esperimento acustico-campionato che diventerà, oltre che colonna sonora del film Kids, anche un hit in classifica: c'è addirittura chi paragona il pezzo con la bella Loser di Beck...
Anche se un pò perplesso da questi segnali e nuove influenze ho atteso trepidante per tre anni il seguito di Harmacy, finchè un bel giorno me lo sono addirittura trovato disco del mese sfogliando la rivista Rumore (Febbraio 1999): le attese erano tante, forse troppe.
The Sebadoh segna l'uscita di Bob Fay e l'ingresso del nuovo batterista Russ Pollard, ed è stato a mio avviso un album molto deludente: purtroppo le influenze dance-elettroniche dei Folk Implosion hanno contaminato anche i Sebadoh (It's All You); il suono poi, sebbene più robusto e prodotto è anche più freddo, pìù "cal-cool-ato" (anche se non oso dire "più commerciale"), e credo faccia solamente rimpiangere la vena intimista delle uscite precedenti.
Certo, si tratta pur sempre di un disco rock (e forse il più rock della loro carriera) e ci sono pezzi d'alta classe del solito Lou (Love Is Stronger, Thrivee Sorry), ma, qui in mezzo, non producono altro effetto se non quello di far rimpiangere ciò che il disco poteva essere e invece non è stato.
"Il trasferimento a Los Angeles mi ha aiutato a trovare serenità: è una città incredibile, è tutto quello che mi aspettavo e molto di più, questa nuova situazione si riflette sulle canzoni del nuovo album" afferma l'ormai ex-nerd efebico, per poi aggiungere: "Oggi sto ascoltando hip-hop e le ultime uscite nel campo della musica elettronica come Squarepusher e Plug".
Non giudicatemi un oltranzista, ma da Lou (sì, proprio lui! Quello che cantava "...judgments born of my jealous mind creeping inside-outside...") non mi sarei aspettato questo, e sinceramente, mi sono sentito un pò tradito: lo preferivo quando se ne stava chiuso nel suo piccolo e claustrofobico appartamento della sua fredda Boston a riflettere sui suoi amori svaniti o irrealizzabili... Era lì che nascevano le grandi canzoni, altro che spiagge, skateboards, tette siliconate e sole tutto l'anno!
Vedremo cosa ci riserva il futuro, io intanto continuo ad essere un loro (grande) fan.

In rete: www.sebadoh.com, il sito semiufficiale, ampio e preciso.

Non criticateli mai.
Filippo



fantastic disaster e telecosmic alkemy sono i pezzi
migliori, che ne sai che non ci sia stato lo zampino
decisivo della mente giusta?
l'importante che la mano sia magica.
E poi bubble mi ha sfleshato a record: è di gran lunga
l'album migliore , sta in cima alle preferenze di sempre 
ad un sacco di persone, di piu' dei blasonati che hai 
nominato tu.
Lì dentro c'è un intensissimo spirito di homerecording 
e un grandissimo gusto negli arrangiamenti maldestri; 
che si sente nei pezzi elettrici, non in quelli acustici.
BUBBLE e' perfino meglio di take a look inside.
Carmine
Opinioni diverse. Ciò non toglie che Bubble & Scrape sia un gran disco anche per me; il fatto che dai più sia ritenuto in assoluto il lavoro migliore della band non riesce ad oscurare la qualità assoluta (a mio avviso, ovvio) dei brani contenuti in Bakesale: qui c'è la maturità, ma anche lo spirito homemade (o homerecording) e soprattutto: qui c'è un concentrato di malinconia indescrivibile che in Bubble si notava a sprazzi. ciao!
Marcello

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