Ysmail – Totem (Autoprodotto, 2025)

Il ritorno di Ysmail, dopo la parentesi Space Yantra dello scorso anno, è in continuità fra India ed Amazzonia, luoghi dove negli ultimi anni ha concentrato azioni e vissuto.

Con voci, corde e percussioni trasforma le spire di un’Anaconda in giro da narcotico imbonitore, appena dopo averci aperto la porta esperienziale con Mother of all Things. Dopo il serpente tocca al giaguaro con una sorta di canto di gola che abbinati allmincedere svelto della strumentazione trasforma Jaguar song in una briosa marcetta, dacché la registrazione sceglie di evidenziare la plasticità e la luminosità del suono. Preferibili allora i toni bassi e cantati di Eagle Song, suadenti per aerea per intuizione e mira. Il passaggio fra i diversi scenari non implica distacco né sensazioni posticce ma denota al contrario un’ottima padronanza di atmosfere che sanno trasportarci letteralmente altrove. L’esperienza è sciamanica e coinvolgente ma viene a mancare della polvere, della cenere, del corpo. Credo fermamente che il trattamento del suono debba avere eguale importanza che il suono stesso e Totem non sfrutta le sue possibilità al meglio. Quando in effetti il suono si amplia, pensiamo magari alle profondità vocali di Circle of Peace, il tutto acquista profondità e realtà, sfuggendo il rischio di cartolina che invece rischia di nuocere un lavoro ottimamente suonato e pensato. Universal Love potrebbe essere addirittura troppo, avvicinandosi a quelle situazioni dove gli stimoli oltrepassano il risultato ricercato rischiando la sensazione stucchevole.

Basterebbero piccoli accorgimenti su di un tessuto di gran pregio, per consegnare Ysmail alla risma dei più intriganti musicisti psichedelici dell’oggi.