Wussy – Buckeye (Damnably, 2012)

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Wussy è un progetto nato nel 2001 a Cincinnati. E’ stato scritto di loro che, dal 2005, anno in cui è uscito Funeral Dress, loro primo album, sono la migliore band statunitense. Ora, è pur vero che stiamo attraversando tempi duri e che anche musicalmente non si scherza affatto sulla quantità di robaccia che esce eccetera. E’ anche vero che io non sono il Signor Christgau, eminente giornalista e critico musicale che ha sparato la positivamente lapidaria definizione di cui sopra. Però, davvero, non mi sembra che Buckeye sia quanto di meglio gli States abbiano prodotto negli ultimi anni. Trattasi di indie rock un pò atipico (o meglio, indie rock nel senso letterale della definizione) che conta alla sezione vocal-chitarristica, oltre a Lisa Walker, Chuck Cleaver (già negli Ass Ponys che erano – nei primi anni ’90 – un qualcosa di similissimo all’anima più pop dei Pavement). Si dia il caso che anche questa formazione non si distacchi poi tanto dalla prima esperienza di Clever che ricalca lo stile precedentemente seguito – Airborne – o pare rifarsi a qualche gloriosa ballata degli XTCDeath By Misadventure o Pulverized). I cinque dell’Ohio si danno un gran da fare a proporre tracce che sembrano ben congeniate, ma è l’insieme degli arrangiamenti e della linea del basso sempre simile a se stessa a non farmi urlare di gioia e strapparmi i capelli dall’emozione. Lungi da me scrivere frasi del tipo ‘Siamo fuori tempo massimo, l’hanno capito perfino gli R.E.M.’o cose così, dal momento che mi sono recentemente presa due cd degli Emerson, Lake & Palmer per non consumare troppo i vinili e quindi sarei davvero parecchio ipocrita, però, ecco, il senso è quello. La presenza costante di un intro di chitarra molto lineare e ripetitiva che caratterizza quasi tutte le 17 tracce (Crooked è voce fuori coro – con un ritmo vagamente country style dal sapore springsteeniano grazie all’armonica – insieme a Soak It Up che è invece qualcosa che dedicherei ai seguaci del southern rock). Diciamo che, non voglio essere feroce, credo che Wussy (che Wordreference traduce come ‘pappamolla’) sia un nome che non calza malissimo alla band. Ma dato che hanno Rolling Stone ed eminenze grigie a tesserne le lodi è molto probabile che a diversi di voi piacciano tantissimo. De Gustibus…