Whitemary – New Bianchini (42, 2024)

New Bianchini, il nuovo album di Whitemary, mi arriva senza preavviso un giovedì sera impegnato in pastoie sportive, riscoperte grecanico salentine e monitoraggi elfici. Il precedente Radio Whitemary mi aveva convinto su più fronti ed è quindi con una certa aspettativa che mi approccio al lavoro della musicista di origini abruzzesi. Ci ritroviamo in un mondo che mischia fiaba e bpm, dove la musica dance viene utilizzata come nervo sul quale si innestano le canzoni, terminazioni emotive che però non sembrano compiute ma semplicemente parti di un insieme più grande. I concetti arrivano a tratti come rivoli a staccarsi da un corpo, mentre ci par d’essere in un carnevale d’Ivreatronic appena più morigerato.

Già…sul dancefloor, lo sappiamo, si può piangere od addirittura morire , noi seguiamo Biancamaria a cercare la sua parte con il buio, i dolori e gli strappi di una vita in costante elaborazione e racconto.

Quasi un diario sonoro sfaccettato oltre la coerenza d’impatto. Un’immagine di copertina che cita i Motorpsycho di Angels and Daemons at play e del resto lì siamo. L’eterna lotta che chiamiamo vita, le emozioni e la trascendenza. Una condizione di post-adolescenza crisalidea che dovrebbe essere il senso della creazione artistica in una fase di crescita. E Whitemary lo dice nella maniera più diretta e stilosa possibile che si è rotta il cazzo e ne ha ben donde. Si balla leggeri, liberi mentre la gente parla ditedime o si scompare nell’abisso, in una catarsi necessaria. La voce di Whitemary sembra farsi coscienza e Virgilio in un slbum che riesce ad essere onesto, crudo, scoperto ed universale. Non si può chiedere di più, piangetelo a volume altissimo.