WE ARE WINTER’S BLUE AND RADIANT CHILDREN. Quartetto che vede tra le sue fila membri di Big Brave, Ada e Godspeed You! Black Emperor esordiscono con un lavoro che, sulla copertina, sembra rileggere il fallimento di una stagione pacifista ed hippie facendo indossare un braccialettino arcobaleno al braccio di uno scheletro. La musica sembra generarsi da una sorta di caos, Efrim Manuel Meluk al microfono, per poi prendere una forma di quieta disperazione, attraverso storie che mescolano sentori post-apocalittici, crisi personali e mediatiche, tecniche di guerra. Il tutto su una linea sonora carica ma placida, della quale si presuppone una potenza che non esplode mai.
No More Apocalypse Father sembra prendere vita dallo scoppio dei mortai come un’oscura torch song da sogni infranti. L’intero disco sembra essere un atto terapeutico, una sorta di catarsi senza però intento salvifico, che le ferite rimangono ben in evidenza.
Il quartetto dimostra di avere una personalità ed un sé di che va oltre la somma delle sue parti e che si staglia come autore di un lavoro importante, criptico e bizzarro a tratti. Un lavoro da decifrare, come una sfinge od un oracolo che ci offre le sue visioni supportandole però da una musica straordinaria che vorremmo non si spegnesse mai. Ruvida, malinconica ed intensa, ricca di imperfezioni e di vita, che cresce e monta quando il minutaggio le permette di svelarsi e Dangling Blanket From A Balcony (White Phosphorous) è proprio questo. Musica che prende letteralmente vita e procede in un territorio ormai inospitale, un barlume di luce nel grigio, leggenda mathesoniana. La buonanotte in un racconto del genere non può essere che letale e (Goodnight) White Phosphorous è il colpo di grazia.
Viatico per ripercorrere quanto di terrificante gli esseri umani possano mettere in atto, attraverso una Musica di abbacinante bellezza: Mat Ball, Efrim Manuel Menuck, Jonathan Down e Patch One sono i bambini azzurri e radiosi dell’inverno.