Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera.
A volte, appena spenta la candela, i miei occhi si chiudevano così in fretta che non riuscivo neppure a dire a me stesso: M’addormento.*
/ Was A Boy è Tiberio Faedi, e Tiberio Faedi è molte cose: molti mondi, molte possibilità. Questo lavoro, che ora abbiamo tra le mani, è una delle infinite possibilità della vita, imprevista ma, al tempo stesso, assolutamente coerente. Non posso nascondere l’emozione provata nello slacciare lo spago bianco che sigillava il CD. Da circa dieci anni ascolto Silent Radio, creazione radiofonica di Tiberio, che è non solo una fonte inesauribile di ascolti sorprendenti, ma anche un luogo dove Faedi incontra artisti e musicisti, interrogandosi e interrogandoli sulla musica con un approccio unico e libero. L’esplorazione va dal microscopico all’infinitamente grande, con un atteggiamento umile, accogliente e caloroso. Il fatto che / Was A Boy, ormai oltre la maggiore età, dia vita alla sua opera prima è un segno commovente di libertà e saggezza.
Scartato il disco, mi sono immerso nell’ascolto e subito ho pensato alla frase di Proust citata sopra: questa musica si colloca tra sogno e veglia, come una crepa nel muro da cui filtra una luce calda e mai vista, capace di attrarci e cullarci verso un altrove.
Bagno Rosa ci accoglie in questo viaggio nel passato, ma più che nel passato, nell’idea di un passato fatto di emozioni intense, ritmi lenti e accordi amniotici. Ognuno di noi ha avuto la sua Cesenatico; dalla foto in copertina mi sono immaginato un luogo marino dove, grazie al sale, alle onde e al sole, tutto assumeva un’aura irreale, profonda e senza tempo. Questo processo magico ha generato ricordi unici, e il brano riflette proprio questo: un ondeggiare tra memorie e sensazioni primordiali, fissate per sempre nella mente e, soprattutto, nel cuore. Il brano è costruito su un breve loop che mi ha ricordato i Disintegration Loops di William Basinski. Su questo frammento ripetitivo entra la chitarra, con poche note che si espandono nello spazio come schizzi di un’opera di Pollock visti al rallentatore. Dopo tre minuti, si è già immersi in un mondo fatto di silenzi e di onde sonore brillanti, avvolgenti. L’aria è calda, salina, e ci si lascia cullare da Faedi, misurato ed emozionante alla chitarra. Siamo in balia delle onde, ma sereni: qui è impossibile affogare.
Motonave Delfino, il secondo brano, ci trasporta ancora in un ambiente acquatico, ma le sensazioni diventano subito più complesse e imprevedibili.
Non esiste nulla che alletti, disincanti e renda schiavi quanto la vita di mare; in nessun altro tipo di vita l’illusione è più distante dalla realtà; in nessun altro l’inizio è soltanto illusione, il disincanto più rapido e la sottomissione più totale.**
Dopo poche note inquietanti, una voce distante e distorta legge un brano da Lord Jim di Joseph Conrad. Qui il mare non è più un elemento amniotico, ma diventa pericoloso e inquietante, poiché riflette qualcosa di noi stessi. Chitarre e voce si muovono con un fare sospeso tra inquietudine e sogno. Anche in questo brano, la chitarra di Faedi, sebbene si abbandoni alla deriva sonora di echi e feedback, mantiene sempre il controllo. Non è una cosa comune: muoversi in un terreno musicale così scivoloso è rischioso, ma / Was A Boy sembra sapere perfettamente quale direzione seguire. Orizzonte Finito si sviluppa attorno a un fraseggio semplice ma luminoso, che permette di lavorare sugli echi e sui rimbalzi sonori. L’editing e il mixing curati da Stefano Castagna, co-produttore insieme a Faedi, si rivelano essenziali: ogni crepitio ha un suo significato preciso, ogni elemento trova il suo posto nello spazio sonoro, anche quando il tutto culmina in una supernova di rumore, sospesa e perfetta.
Bandiera Rossa si apre con un’imponente introduzione chitarristica, carica di emozione. Un profondo e incessante bordone sostiene brevi melodie e rumori che sembrano provenire da altre dimensioni, frammentando il brano per poi ricondurlo alla sua lenta marcia verso l’ignoto. Diversi temi si intrecciano senza il bisogno di costruire qualcosa di definito, ma per la semplice urgenza di esistere, portando con sé un senso di inquietudine. Summer Hit, il quinto brano, ci riporta all’estate e al passato, evocando suoni che sembrano farci viaggiare indietro nel tempo. Un caldo sintetizzatore apre il brano, seguito da archi e un ritmo pulsante inaspettato. Questa canzone sembra la sorella malinconica delle hit estive degli anni ’80, quella che ne è uscita segnata, portando i sogni e le sonorità di un tempo per parlare delle estati passate e di quelle presenti, di un passato in cui tutto sembrava possibile e di un presente ancora aperto alle possibilità. Non vedo l’ora che sia agosto per ascoltarla in riva al mare, mentre il sole scende e l’acqua si tinge di rosso.
Cinque minuti, il brano di chiusura, è il più commovente. La chitarra suona anche in reverse, e non potrebbe essere altrimenti: questa musica proietta nel presente le sensazioni di ieri affinché il futuro possa custodirle. La fine è cruciale, e qui abbiamo un finale da brividi. Gli arpeggi e le trame sonore si complicano in modo naturale, rispondendo a un sentire profondo che è quello di Tiberio Faedi. Egli condivide con noi le sue emozioni, i dubbi, le paure, ma ciò che rimane alla fine di questo ascolto è un senso di inaspettata gioia.
*da La strada di Swann di Marcel Proust
**da Lord Jim di Joseph Conrad