Vittorio Nistri, Filippo Panichi – Nistri – Panichi (Snowdonia, 2024)

Conosco ancora poco Vittorio Nistri e Filippo Panichi, se non per il primo, già Deadburger (esperienza che però risuona in quanto nome e poco più per me al momento) ed OSSI, mentre del secondo scopro solo ora che insieme ad un altro musicista che apprezzo moltissimo, Jeff Gburek, ha in piedi i Conspiracy Therapist. Molte cose da approfondire e da godere, come al solito, bene così, ma oggi…Nistri panichi o Panichi nistri sembrano versi dal significato oscuro ed antico, recondito, mentre sono soltanto gli autori di questo incrocio musicale sospeso e toccante.

Suoni che sembrano raccontare paesaggi oscuri e marini, il Faro di Schrödinger e La Risacca dell’alba sembrano usciti dai dipinti di Alessio De Marchis, per poi portarci in un assolato blues nordafricano in compagnia di Maya Deren e dipingersi il volto con la terra rossa. Un viaggio strumentale che assoceremmo facilmente alle più centrate produzioni Glitterbeat mentre siamo in casa Snowdonia a perorare immaginario ed artigianato. Già, che fra strumenti misteriosi ed auto costruiti il duo si trasforma sovente in traghettatori di suono, quasi fossero solo dei portali a tradurci frequenze arcaiche e nascoste. Ovviamente non sono soli, hanno dalla loro pipistrelli ed Enrico Gabrielli, Giulia Nuti ed Edoardo Baldini, Pietro Horvath e Silvia Bolognesi a creare una discontinua ballotta da camera che mette il dub in frigorifero ed i segreti in legnose casse di risonanza. Western moldavi che guardano alla Jamaica, la sensazione perenne di essere su uno di quei banchetti a scartabellare vecchie cartoline, solo che la polvere qui si trasforma direttamente in suono, e che suono! Clangori concreti in costanti elastiche che ci portano ad esperire sensazioni come flash, fiati che ci accompagnano e ci fanno volare serafici, con un sorriso stampato in faccia. A tratti poi la tensione prende il sopravvento, Giulietta sotto spirito corre lungo le vertebre e colpisce nel segno, prima che Prove tecniche di solitudine portino tutti noi al risveglio, solitario e buio. Forse è stato un sogno o forse Vittorio Nistri e Filippo Panichi hanno semplicemente fatto il disco di una vita, un’enorme confezione sonora nella quale muoversi in eterno, fra realtà e fantasia.