Lavoro solo di notte,sono il pastore delle tenebre e dei silenzi.,sono il custode del valore inestimabile delle parole,di ogni singola parola.
Alcuni dei miei pazienti mi odiano perche’ quando mi vedono arrivare sanno che non ci sara’ la luce del giorno finche’ non usciro’ da quella porta e me ne tornero’ a casa. Come se scendessi dalla mia auto e dal bagagliaio estrassi un zainetto pieno di buio e di silenzio,portato apposta per loro.
A forza di gestire le lunghe ore della notte si impara a sentire ogni minimo suono coperto dal giorno e dalla volgarita’ delle persone che parlano a vuoto o in automatico.
Un”please” o un”thank you” detto di notte ha il potere di avere decine di sfumatore e di energia diversa, già solo la pausa o la ripetizione ne danno un’impronta diversa. Puó essere una richiesta di stop immediato o di tregua pietosa, di apertura a un abbraccio virtuale o una dichiarazione di guerra totale.
Un paziente sta facendo qualcosa di pericoloso per se’, quel “please!” deve avere tono da ammonire e fermare nello stesso tempo, come se fosse un “no!” che quasi tutti i malati da disturbi psichiatrici non accettano di sentire.
Questo disco mi ha colpito molto perche’ non e’certo il primo studio sulla voce e sul potere della parola,come non ricordare l’arte di un Adriano Spatola per esempio,o anche un recente lavoro di Abris Gryllus, Canon… ma ha quel tocco femminil (di Vittoria de Franchis, ricercatrice giramondo) che da’ quasi i colori delle stagioni pur restando fuori dal tempo.
Come se ogni traccia fosse l’inizio di una camminata e non si sa cosa ci sia dopo la prima curva.
Penso e spero che sia cosi’ anche per te che dedicherei tempo all’ascolto di questo curioso ma importante disco.