Violeta Garcia – IN/OUT (Bongo Joe, 2025)

Di primo acchito guardando la copertina del disco dell’argentina Violeta Garcia viene in mente David Maranha ed il suo Noe’s Lullaby. Non se si tratti di omaggio o citazione involontaria ma il suono che ci accoglie è parimenti misteriosi ed affascinante.
Secondo album in solo dopo Fobia di tre anni or sono e diversi lavori in cui ed ensemble disvela a poco a poco, con fare immersivo. L’archetto della musicista non cerca vie forzatamente impervie ma ragiona più su volumi, atmosfere e tracce a dare dinamica, talmente pregna da poter immaginare una ballerina muoversi sulla sua musica. Una musica ombrosa, acquatica, che non si svela al primo ascolto ma che smuove i giusti umori colorandoli di varie tinte.
IN non è disco nel quale immedesimarsi, bensì accompagnamento ad uno spettacolo che non esiste, uno spettacolo interiore. Possiamo delinearne grossomodo i chiaroscuri ma le forme e le azioni sembra che ci nutrano pur senza comprenderle appieno. Rintocchi nutrienti tanto da sentir vibrare la carne in, mentre il fondo ci trasporta mollemente.
IN/OUT è un disco che non si può e non si deve descrivere ma vivere in solitudine e libertà, agendo negli spazi con ciò ch’esso ispira. Come può una massa di filato, di suono, risultare così pacificante, completa, senza eccedere né stroppiare? Le vie del violoncello sono infinite ed in questi anni periodicamente escono gioielli come questo: Violeta sembra aver semplicemente aperto il contatto fra corpo, anima e strumento creando un cortocircuito sensoriale voluttuoso, con livelli sonori che strisciano, sibilano, stringono ed accarezzano. Girato il lato del vinile OUT sembra farsi più timido, descrittivo ed impaurito, con il secondo brano che pare acquattarsi al riparo da insidie, il suono come una minuscola sirena, poi vagito, poi urlo. Un disco, come mi era capitato per Eternals Frozen di Andrea Belfi, che ti spinge a deviare il tuo percorso, spingendoti in quota, dove umano non passi ed è solo natura. Il percorso si riequilibra, Violeta guida con maestria e sapienza, tenendoci all’interno di un mondo che è il suo ma che è anche il nostro. Amniotico, commovente, incontaminato, dotato di quel mistero e di quella magia che rendono la musica nutrimento per le nostre interiorità.