Urali come Ivan Tonelli è un progetto che improvvisamente torna e ci fa capire quanto ci fosse mancato. È stata questa la mia percezione di Abandoned Meanings e per questo ho cercato di intervistarlo, cercando di capire come funzionasse, cosa avesse in mente e cosa ci dovremmo aspettare da lui. Grazie a To Lose La Track, a General Soreness, ad Urlaub ed alla sua ispirazione finalmente possiamo godere del suo nuovo album.
Qui di seguito il risultato dello scambio che abbiamo avuto via mail:
Buongiorno Ivan e grazie mille per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Urali è tornato dopo 5 anni da Ghostology ed il primo pensiero è stato quello di soddisfazione, vedendo che certi progetti resistano al tempo, nonostante cambiamenti, crescite ed età.
Sono ormai 10 anni che incidi sotto questo nome. Ti ricordi che idea avevi inizialmente e come questa sia cambiata dal 2014 ad oggi?
Inizialmente l’idea del suono che ho perseguito era molto radicale, volevo unire delle melodie quasi pop a delle chitarre à la Sunn O))). È stato molto istruttivo e divertente fare questa ricerca sia tecnicamente, per trovare la giusta combinazione di pedalini e amplificatori, sia stilisticamente. Credo di aver percorso una strada che almeno in Italia non è stata molto battuta ed è stata una bella ricerca personale e anche una sfida appassionante, unire idee così distanti. Di quell’idea è rimasta sicuramente la necessità di non tirare fuori niente che non sentissi fino in fondo, che fosse un testo, un giro di accordi o una scelta stilistica. Per cui penso di poter dire che se il suono è cambiato non è cambiata l’esigenza di suonare vero e a nervi scoperti.
Da dove viene il nome Urali? Di primo acchito il pensiero va alla catena montuosa russa e sul primo disco erano abbozzati dei monti in copertina. Siamo dentro questo immaginario? Qual’era la connotazione che avevi voluto dare al tuo progetto solista?
Il nome mi fu suggerito da Steve Scanu (già Hierophant e produttore di Lantern e Be Forest…ndr.) mentre registravamo il primo album di Urali nel 2014, che è bravissimo a trovare nomi per canzoni e progetti. Mi piacque subito perché era imponente ma allo stesso tempo misterioso e un impalpabile (citatemi la montagna più alta degli Urali!) e rappresentava perfettamente come volevo fosse la mia musica.
Urali – live in Store @ Volume Milano, 07/11/2016
In Abandoned Meanings sono comparsi, per la prima volta per Urali a livello grafico, dei colori caldi, nella copertina da te vergata ad acquarello. Sono stati i brani a portarti verso questa scelta stilistica oppure il disegno è nato prima e ti ha guidato nelle composizioni? Che importanza hanno le immagini nel progetto Urali ma, soprattutto, chi sono le sette figure rappresentate sulla duna?
Il disegno in copertina è un acquerello che ho fatto per caso molti mesi prima di avere il disco in mano; non sono uno che abitualmente dipinge o disegna ma quando mi è uscito ho subito pensato che venisse dallo stesso posto da dove arrivano le canzoni e allora è stato naturale usarlo. Non so bene chi siano quelle persone sulla duna, ma quando ho elaborato il titolo del disco quell’immagine si è legata subito alla sensazione di smarrimento e contemplazione che ho sentito quando ho fatto quel disegno che potrebbe essere anche quella provata da quegli omini. L’immagine è sicuramente una parte importante ma non riesco a esporre così tanta pelle o materiale come sarebbe efficace per i modi di promuovere la musica oggi. Sicuramente è un limite ma credo di dover essere sempre aderente alle canzoni e che tempestare il già confuso ascoltatore di input visivi distoglierebbe un po’ dal centro di tutto che è sempre e comunque la musica.
Abandoned Meanings è stato composto in una settimana, ti va di parlarci del tuo processo creativo? Come funzioni nei panni del musicista e cosa c’è stato di differente rispetto al passato?
Attorno a maggio stavo lavorando a un altro disco, molto arrangiato, molto complicato per mole di strumenti usati e con brani che abbandonavano la forma canzone standard, sono circa tre anni e mezzo che mi occupa. Abandoned Meanings invece nasce nella maniera opposta, non saprei neanche descriverlo razionalmente, le canzoni e i testi in particolari sono usciti da un momento all’altro. Ho anche registrato tutto in casa, appena avevo un’idea la mettevo subito in pratica registrandola e non ho badato troppo alla pulizia dell’esecuzione o a sovra-incidere molto volevo che suonasse più vivo possibile quasi fosse suonato davanti all’ascoltatore.
Quando capisci che il momento di riprendere in mano Urali è quello giusto? Che tipo di richiamo ha la composizione su di te?
Ho molto rispetto per il processo creativo e allo stesso tempo non sono in grado di forzarlo, quando inizio a scrivere è perché nella mia testa si è concentrato un numero sufficiente di idee e nozioni che mi fanno dire “ok, voglio questo suono e voglio parlare di questo”. Il tutto può durare tre anni o come nel caso di Abandoned Meanings una settimana. Allo stesso tempo non butto mai via niente, non ho mai scartato una canzone, forse non ho nemmeno mai scartato un’idea.
Judee Sill – the Kiss, live 1973
Il disco si chiude con una versione di the Kiss di Judee Sill, brano che, andando a ripescarne il testo, si apre ad uno dei più classici incroci di sempre, amore e morte. Perché la scelta di affidarti alle parole di qualcun altro per chiedere il disco? Judee pare diventare del tutto Urali, tanto che mi sono accorto della sua presenza solo grazie alle note stampa di Luca Benni. Che rapporto hai con il cantautorato folk? È un mondo nel quale metteresti Urali?
Judee Sill è una delle artiste che ho più ascoltato negli ultimi anni, sono diventato un vero fanatico di lei e della sua storia oltre che della sua splendida musica. Era da molto che volevo riproporre un suo brano e ho pensato che The Kiss si mescolasse molto bene all’umore del disco, sia musicalmente che liricamente, come hai detto tu l’amore e la morte permeano un po’ tutte le canzoni di Abandoned Meanings. Per quanto riguarda il folk, mi sono trovato ad ascoltarne moltissimo negli ultimi anni, oltre a Judee Sill, dai Tir Na nOg a Tia Blake passando per i lavori solisti di Adrianne Lenker dei Big Thief ma anche cose più classiche come Joni Mitchell o Neil Young. Non so dirti se rientro nel genere ma ho preso in mano la chitarra acustica per avvicinarmi a quei suoni e ho imparato un sacco di accordature aperte nuove.
Che rapporto hai con la parola? Che mondo volevi raccontare con i testi di un disco intitolato Abandoned Meanings?
Come detto sopra è stato un disco concepito, scritto e registrato in una sola settimana durante un periodo personale molto difficile. Avevo in testa da mesi immagini crepuscolari, desertiche e desolanti forse indotte da alcune letture e dai (tanti) film che guardavo in quelle settimane, ma erano appunto solo immagini lontane e stilizzate. Mi è successo che sono stato male per l’ennesima volta, come si dice dalle mie parti “sono andato giù di testa” e per qualche motivo invece che lasciarmi andare a pensieri intrusivi e autodistruttivi come ho fatto tante volte, ho preso una settimana di ferie e ho deciso che avrei registrato un nuovo disco, con quello che avevo in casa e in testa. Le immagini di cui parlavo si sono fatte subito nitide ed è come se avessi trovato da qualche parte una stele con già scritto tutto quello che dovevo dire e l’ho solo ricopiato. Non ho fatto altro in quei giorni: la mattina le chitarre portanti, il pomeriggio le (poche) sovraincisioni, la sera scrivevo i testi, poi dormivo e la mattina dopo ricominciavo da capo. L’ultimo giorno ho registrato le voci. Quello che ho raccontato è parola per parola l’interno della mia testa, i miei problemi, la solitudine, la depressione, la mia famiglia e i miei amici.
Il disco uscirà in versione fisica? Per ora la pagina Bandcamp presenta solo la splendida e straziante I Forgot About the Plains, abbiamo speranza di stringere in mano qualcosa oppure rimarrà tutto nell’aria?
Il disco è uscito in versione fisica in uno splendido vinile per To Lose La Track, General Soreness e Urlaub dischi, oltre ad essere disponibile nelle solite piattaforme di streaming. Sono gasato perché è il mio primo vinile!
Credo sia tutto Ivan (grazie mille).
Grazie mille per tutto ed a presto.