Urali ed Ivan li conosco da dieci anni circa, quando contattai il secondo per procacciarmi una copia del primo, omonimo disco. In dieci anni si è preso il suo tempo, cambiando ma mantenendosi rispettoso della linea sonora, grafica ed ideale al progetto. Per questa sua coerenza e per la qualità della musica lo aspettavo da tempo, era infatti daL 2019 di Ghostology che non avevamo più avuto notizie del progetto solitario di Ivan Tonelli. Torna con sette brani per un minutaggio che sfiora i 20 minuti e ci trasporta letteralmente in un midwest del cuore, una voce che letteralmente sorvola il mondo come un’esperienza extracorporea. I brani seguono l’andamento della copertina, minuti e d impalpabili come i granelli di sabbia spostati dal vento ma in grado di fare massa e rallentarci, costringendoci ad un ascolto a tratti lacerante. È la prima volta che i toni visuali di Urali virano verso il caldo ed è bizzarro essere portati a percepirlo in questa maniera. La matrice di Urali credo non abbia pari a queste latitudini e l’esilità che colpisce in prima battuta altro non è che un grimaldello per passare nei pertugi e fissarsi vicino al cuore. La chitarra canta, la voce è toccante, in alcuni casi sposta gli equilibri verso un folk che potrebbe addirittura essere percepito come barocco (Paradigm Shit), mentre altrove si fa placida e narcotica. Abandoned Meanings non è lavoro da tralasciare, bensì da stringere, approfondire ed esplorare (chi sarà la seconda voce di I Once Was a Grave Digger?), ringraziando per queste canzoni delle quali avere cura, talmente ritirate da apparire recondite e forse, proprio per questo, perfette. Un’altra ottima notizia è l’annuncio di qualche data nei prossimi mesi, per ora ne sono pubblicate due, il 26 novembre allo Shoeless Comets a Milano ed il giorno successivo al Refettorio Birraio a Vicenza. Direi che potrebbe essere un’ottima occasione per salutare Ivan di persona o, nel caso foste più timidi, anche solo per girare lo sguardo ad est, in cerca dell’idolo di Šigir, la scultura in legno più antica al mondo, posta ad Ekaterinburg, nell’oblast’ di Sverdlovsk, nel Circondario federale degli Urali.
Manufatto antico, opera d’arte come il suono emesso da uno strumento e da una voce, oggi come allora.