Ur – Trieb (Topheth Prophet, 2008)

Trieb in tedesco vuol dire impulso, ma la parola ricorda anche l’inglese tribe, ed entrambi i termini sono utili per descrivere due degli aspetti che la musica degli Ur trasmette: un inarrestabile impulso primordiale muove infatti il magma sonoro, misto di industrial/noise e psichedelia kraut, a formare un mantra sciamanico ipnotico e arcaico. Non si può dire certo che questa sia musica facile o leggera, ma di certo non lascia indifferenti e ha il pregio di cogliere qualcosa di vero, di antico e di scuro che riesce a trovare nel fondo dell’animo (almeno del mio).
La musica degli Ur si presenta in questo secondo disco sempre scurissima e tetra, ma l’incedere inarrestabile del suono è più trattenuto rispetto al disco di esordio, c’è meno spazio per le saturazioni che invece hanno sempre la loro parte dal vivo: non per questo si perde di intensità e questo è un punto a favore del disco, il cui essere più intellegibile che nel passato mostra una ulteriore maturazione; pure la registrazione ha fatto passi avanti, ora rende davvero al meglio l’essenza dei brani, anche grazie al mastering di Andrea Marutti. Clangori, samples, strumenti e rumori sono mescolati con effetti analogici a catena, per creare un mondo che rimanda a immagini in odore di Jodorowsky, Herzog e Lynch… buon viaggio.