Uochi Toki + B-Unit – 07/03/09 RDA May Day (La Spezia)

Uochi Toki

Annata particolarmente gustosa questa del May Day di Spezia. Gli organizzatori hanno pensato bene di affiancare alcuni nomi piuttosto importanti della scena alternativa italiana ai due, ormai storici, eventi hardcore/indie D.I.Y. Yeah e Feel The Pain e alla consueta ridda di serate hip hop e reggae e di musica black in generale. Una scelta che non può che farci piacere e ispirarci a muovere le pudenda su mezzi motorizzati per schierarci in prima fila. Lo spazio è stato rieditato e ora c'è una bella sala grande dietro la prima saletta di ingresso e bar; mi dicono che ne hanno una ancora più grande per le serate con affollamento particolarmente intenso sul retro. Non è questo il caso del ritorno in terra ligure degli Uochi Toki. Pubblico numeroso che riempie la sala senza calca già da prima delle note iniziali. Clima primaverile, socialità conviviale, qualche personaggio pittoresco arrivato dalla vicina baraccopoli semovente, decisamente meno numerosa dell'ultima volta. Incredibile come questa zona sia considerata, a livello politico, una tale terra di nessuno, al momento urbanisticamente inutilizzata: eppure, nonostante la centrale elettrica che altro che luci sparge, pare che presto sarà più che lottizzata e rivenduta in nome di una qualche reindustrializzazione forzata intorno alla fabbrica bellica Oto Melara. Pare che le scelte fatte in passato e relative conseguenze non siano mai materia di riesame: non sia mai ci si renda conto di quanto poco lungimiranti siano state le politiche insediative in zone del genere. Tutto questo per dire che, alle sonorità da dopo bomba degli Uochi Toki, il colore della zona fa da perfetto scenario. B-Unit Iniziano i B-Unit di cui, mea culpa, nulla sapevo. Avevo percepito qualche info sulla nazionalità, berlinesi, ma nulla più. Con ben due Jealousy Party, reduci dallo split coi Talibam, al banchetto che confabulano con i loro enfant prodige dell'hip hop (tutti i vecchi dischi degli headliner erano usciti per Burp) c'era da aspettarsi un qualcosina di sorprendente. E infatti sul palco, oltre ad un batterista a mulinello e a sfregio e ad una dj occhialuta si presenta alla voce e a qualche interiezione digitale, lo stesso Mat Pogo. Una performance brillante che lo vede balbettare in un improbabile scat sulle ritmiche rotte della batteria, in opposizione alle schegge sonore che escono dai dischi scratchati e pompati. Ne esce, ovviamente, vincitore il suo improbabile linguaggio gestuale e la sua mimica facciale particolarmente espressiva: una sorta di Jacques Tati alle prese con gli estremi ultimi della alienazione tecnologica. B-UnitIl drumming di Peter Schlewinski è della stessa pasta e scuola di quello di Kevin Shea, potente quando scardinato. JD Zazie risulta più ostica di tutti: le sequenze e le parti suonate dei dischi sono troppo schizzate per essere assorbite fino in fondo. Forse sonoramente sopravanzata dagli altri due rimane un po' in secondo piano. Peccato perchè quello che si percepisce sembra più che interessante. Un freeform violento che lascia il campo al freespeech dei due apolidi, oggi di stanza nell'entroterra di Rimini. La prima volta che segui dei loro pezzi a te nuovi è sempre difficile. Abituato all'idea di percepire solo brandelli di discorso mi metto di buona lena davanti alla cassa per farmi stupire. E, in effetti, ci riescono. A farla da padrone nel live sono i pezzi del nuovo disco, che, a tratti, si ricordano pure di pubblicizzare perchè hanno "speso molto in promozione" e, quindi, devono cercare di rientrare. Brani nuovi di pacca che contrariamente a quanto appena detto, si lasciano ascoltare e percepire bene fin dal primo ascolto. Non tanto nel flow, sempre monocorde e litaniante di Napo, quanto nella sequenza logica con cui si alternano le immagini descritte. Uochi TokiNon credo sia soltanto una mia maggiore attenzione posta alla componente addetta al linguaggio del duo, quanto una maggiore ed evidente messa a fuoco del messaggio da parte loro. A posteriori, a disco ascoltato e consumato, pare veramente che questa scansione sia proprio meglio definita, non solo dal giochino di chiamarlo Libro Audio, quanto da una chiara visione di fondo. E fin qui si è parlato solo di metà del gioco: l'altra, Rico, dà il bianco più che mai. Le sonorità sono più aggressive e i suoni son bombati che neanche si fosse ad un rave di gabber. Tra inestetismi da reitarazioni elettroniche da tracker fine anni ottanta e sintetismi primi anni novanta. Suoni compressi e macilenti nella loro estetica digitale. Uochi TokiFa capolino un Nintendo DS col suo bel programmino e, supposto ludico, spara le basi a violenza inaudita. Si dimenticano gli alti ma le frequenze medio basse ti pettinano lo stomaco. E mai punto del corpo fu più felice nell'essere colpito quando si rende conto che, sul'autostrada aperta, si inseriscono le rime di Napo: con fare noncurante ti appoggia lo schiaffo in faccia in ogni canzone. Il live si conclude con il pezzo "che va di moda" stoner-sludge-doom-metal: Rico fa partire la base e si mette a disegnare ansie alla batteria mentre Napo conclude degnamente.
Il gatto e la volpe dell'hiphop, insieme ai mangiafuoco de La Tempesta, hanno confezionato un disco che è una bomba, sintesi perfetta del loro operato, supportato da un live di intensità. Personalmente ho anche già testato una seconda volta a breve distanza per essere sicuro di non essermi sbagliato. Un live al quale vi consigliamo di assistere fortemente. Al momento gli Uochi Toki sono unici nel nostro panorama nazionale, conserviamoli gelosamente ma rendiamoli noti il più possibile: escluso ormai che facciano danni, si può solo sperare che rendano questo posto un filo migliore.

Foto in Creative Commons di http://www.flickr.com/photos/mazzolawasacowboy/